Certe volte mi domando se un gruppo per farsi notare debba essere necessariamente originale
oppure ci si può far notare senza stravolgere quelli che sono i canoni del perfetto album
metal. La risposta per me è ovvia, non so per quanti lo sia; se un album è bello e vale
prima o poi si farà notare.
I Valas vengono fondati nel 1995 dal chitarrista Francesco Ferreri e dal bassista Enzo Vona
e dopo vari avvicendamenti nel cambio della formazione giungono al debutto discografico
con questo “A Glace From Unreality” grazie all’attenta Sacred Metal che, dopo i buoni DarkFire,
li ha messi sotto contratto.
Il gruppo non inventa assolutamente niente, non ci sono innovazioni ma soprattutto non è un
gruppo che si butta nel power tanto in voga per cercare di “battere il ferro finchè è caldo”.
Infatti, nonostante siano presenti svariati momenti power, ma solo momenti, si rimane ancorati più
agli anni ottanta che ai novanta tra hard rock e heavy metal ma con uno sguardo ai tempi odierni
con la presenza di una discreta dose di tastiere che fanno solo da contorno senza mai essere
invadenti.
I brani sono scritti pensando più alla sostanza che all’aspetto in modo da non annoiare
l’ascoltatore ma anzi interessandolo data l’alta variabilità presente in ogni singolo pezzo
sfociando quasi nel prog metal.
Si apre l’album con un intro di cui si poteva fare benissimo a meno seguito da una stupenda
“Cassandra Crossing”, fondamentalmente una canzone hard rock con una notevole dose di assoli dei
due bravi axeman Francesco Ferreri e Alessandro Mancinelli con il cantante che canta
veramente arrabbiato. Si passa dall’hard rock al power di “Strength Is Law” spezzata di tanto in tanto
da delle percussioni e seguita da una maestosa “The Wayfarer” con la migliore interpretazione del cantante.
Veramente ottimi i brani più diretti e prettamente metal come ad esempio in “Walkin In The Rain”
in cui in molti passaggi, supportati anche dalla voce di Marco Sivo, vengono alla mente i primi
Elegy, ma anche i Prime Time degli ex Elegy Eduard Hovinga e Henrik Poulsen. Molto bello anche il
rilassante lentone successivo “…And She Became An Angel” in cui si passa da piano/voce a
chitarra acustica/voce in crescendo di intensità grazie all’ottimo lavoro di tastiere e controcanti
dal sicuro effetto e che sfocia in una più veloce “Fairy (In The Realm Of Xantor)”, alternando momenti
piuttosto mediocri, i più tirati, a momenti più interessanti, quelli più orientati verso l’hard rock.
Riff più rocciosi e chitarre più sostenute sono presenti nella successiva “Princes Of Secrets” con una parte centrale
molto divertente che spezza bruscamente l’aggressività del brano. Si prosegue quindi nella conclusiva “Tonight The Sky…”
brano dalle mille sfacettature dovute alle molte progressioni e ai continui cambi di tempo.

Onestamente prima di ascoltare l’album mi aspettavo il solito gruppetto power ma con mio grande piacere
così non è stato. Le canzoni sono imprevedibili, passando dall’hard rock all’heavy metal attraverso quella
sottilissima linea che li separa. Unico appunto che posso fare è riguardo alcuni assoli non proprio azzeccati
sia dal lato compositivo che da quello esecutivo e che quindi si dovrebbero migliorare.
Per il resto sono rimasto veramente colpito dal songwriting fresco dimostrato anche senza aver inventato niente
di nuovo. Un gruppo italiano veramente valido.

 Stefano Muscariello

A proposito dell'autore

Post correlati