Dopo lo scialbo “Walk On Water”, gli Ufo sono tornati a pedalare di gran lena, producendo ben tre dischi di onesto e spassionato hard rock in soli sei anni.
Con “The Monkey Puzzle”, dunque, i nostri cercano di portare avanti il discorso musicale intrapreso con le ultime release ufficiali e ne frammistano i momenti più interessanti al classico sound della band, da sempre caratterizzato dal forte utilizzo di partiture acustiche o semi-acustiche.
Di tempo, dal 1968 (anno di fondazione della band), ne è passato, eppure gli Ufo sembrano aver riscoperto, a partire proprio dal nuovo millennio, una seconda giovinezza davvero gratificante e produttiva. Forti di questa piccola “rinascita”, i bravi rocker britannici buttano giù una manciata di ottimi pezzi hard rock, ispirati dal grande estro artistico del fenomenale Moore (erede dell’altrettanto entusiasmante Michael Schenker) e dall’ugola ruvida e graffiante del veterano Mogg. Attorno a questi due personaggi, difatti, ruota gran parte del processo compositivo della band, sempre attenta a riproporre il classico sound di casa Ufo con qualche piccolo vezzo modernista in più. Innanzi tutto la produzione di questo “The Monkey Puzzle”, potente e cristallina, e poi la propensione dei nostri verso tutto ciò che è orecchiabile e “divertente”, una sorta di modus operandi che ha sempre spinto Mogg e compari verso territori tanto cari al rock americano.
Se a tutto questo, poi, si aggiunge il ritorno in pianta stabile di Andy Parker (il primo batterista della band), allora ai fan degli Ufo non spetta che accogliere nel migliore dei modi il nuovo lavoro dei propri beniamini.