A salvare un inizio 2005 abbastanza avaro (almeno per il sottoscritto) di uscite veramente interessanti, ecco che finalmente, come in ogni buon vecchio western, arrivano i ‘buoni’ a risollevare la situazione: al posto di Yul Brinner, Steve McQueen e compagni troviamo in questo caso i rocker londinesi Thunder, che con “The Magnificent Seventh!”, ironica semi-citazione del capolavoro di Sturges, arrivano manco a dirlo al proprio settimo album in studio.
Nel 2003 la band di Luke Morley ci aveva deliziato con l’eccellente come-back “Shooting at the Sun”, ed ora a quasi due anni di distanza conferma di essere più in forma che mai con un nuovo LP solido e ricco di buone canzoni.
“The Magnificent Seventh!” è forse il lavoro più heavy e diretto registrato finora dai Thunder, che si ripresentano con un sound particolarmente massiccio e grintoso ideale per scaldare le gelide giornate di questo inverno che pare non finire mai: la sostenuta e contagiosa opener (nonché singolo entrato nella UK top 40) “I Love you More than Rock’n’Roll” è emblematica, assieme all’irresistibile duo “You Can’t Keep a Good Man Down” e “One Foot in the Grave”, dell’anima più puramente r’n’r dell’album. “The Pride”, già presente sul singolo, è un tempo medio groovy e dagli ottimi assoli, mentre la sarcastica e vagamente zeppeliniana “Monkey See, Monkey Do” è sì il brano più particolare del disco ma anche uno dei più irresistibilmente contagiosi, che vi obbligherà a farsi riascoltare più e più volte.
Uno dei veri punti di forza dei Thunder sono poi sempre stati i testi, la loro capacità di raccontare storie e situazioni in cui è impossibile non immedesimarsi: in questo caso possiamo citare, per esempio, l’ironica “The Gods of Love” oppure la malinconica ma trascinante “Amy’s on the Run” (grandi le armonizzazioni di chitarra), peraltro due dei pezzi migliori del disco.
La palma di pezzo più bello va tuttavia senza dubbio a “Fade Into the Sun”, canzone meravigliosa che da sola varrebbe l’acquisto del cd: da brividi, così come del resto anche la successiva semi-ballad “Together or Apart” dove, se ce ne fosse ancora bisogno, Danny Bowes dimostra di essere un cantante eccezionale per timbro, passione ed espressività, accomunabile senza esagerazione a mostri sacri del calibro di Paul Rodgers e David Coverdale.
“One Fatal Kiss”, in occasione della quale all’eccellente talento compositivo di Luke Morley si aggiunge quello di Russ Ballard (collaboratore in passato, fra gli altri, di Rainbow, Santana ed America), conclude con in bellezza l’album con una grande melodia ed una ennesima prestazione maiuscola di tutta la band.
Poco importa se “I’m Dreaming Again” è solamente piacevole o se l’album ha una varietà sonora un po’ meno ampia del predecessore, “The Magnificent Seventh!” è un gran bel disco di una band VERA, vecchio stampo, che in quindici anni di carriera non ha mai sbagliato un colpo. Un disco che, per giunta, cresce con gli ascolti.
Al diavolo quindi tutti i gruppi freddi e perfettini che infestano gli scaffali dei negozi, fatevi un favore e compratevi questo disco. Garantito che poi andrete a cercare i precedenti…
Consigliato ad ogni rocker che si rispetti!