C’era una volta un gruppo brasiliano chiamato Sepultura fondato dai fratelli Cavalera di Belo Horizonte devoti alla musica metal nella fattispecie di quel trash/death metal sporco estremo che li ha fatti conoscere al mondo fin da subito con dischi fenomenali come Schizophrenia, Arise e Chaos A.D. proiettandoli di diritto nella storia della musica estrema .
Il 1996 è un anno importante con l’uscita di “Roots”, la band infatti pubblica un disco che ascoltato ancora oggi suona terribilmente fresco, tecnico, e pieno di rabbia. I Sepultura hanno osato dove nessuno fino in quel momento aveva fatto, fondendo in maniera estrema il thrash e death con ritmi tribali come mai prima nessuno aveva fatto, con un sound basato su ritmiche alluccinanti tra il cadenzato e potente e sullo splendido growl del frontman nonche’ cofondatore Max Cavalera dalle capacita’ innate in una delle sue espressioni migliori, capace di creare scenari fatti di divinita’, magie nere e urla inumane a ribadire la rabbia verso il mondo intero. Il livello compositivo è eccellente dove le ritmiche azzardate a cambi di tempo fanno il bello e il cattivo tempo senza lasciare mai all’ascoltatore un attimo di tregua, da quella che rimarra’ la migliore formazione (a mia veduta) mai avuta dal combo brasiliano. L’album parte con “Roots Bloody Roots” una canzone a dir poco fantastica hit della band, una capoeira allo stato primordiale, qualcosa che dal primo ascolto, non si era mai sentita, miscela esplosiva per i timpani, diretta e potente, totalmente aggressiva, dedicata alle radici del gruppo e a quel popolo tanto povero e alla sua voglia di rinascita “I say, We’re growing every day, Getting stronger in every way, I’ll take you to a place..Where we shall find our…Roots Bloody Roots. A seguire “Attitude” una delle piu’ belle del’album alterna violenza inaudita a nuove soluzioni tribali con un ritornello spacca ossa (splendido il video della song). Batteria, bonghi e percussioni a farla da padrone in “Cut Throat” “Breed Apart” vanno dritte tra le migliori di questa splendida fatica fatte di suoni cupidi, repentini cambi di tempo, urla inquietanti mescolati a quel death/speed metal sanguigno come nessun altro. Difficile trovare qualche pecca durante l’intera durata, la dimostrazione e la magniloquente e avvincente “Ratamahatta” da ascoltare e riascoltare per il suo spirito festaiolo, splendida nel suo incedere progressivamente in energia, il tribale e l’allegria di questo pezzo a contrasto con il testo molto duro che rendono il concetto di estremo un tutt’uno con l’etnia della band. “Straightare” “Spit” e” Dusted” si differenziano per il suono cupo distorto focalizzato e maggiormente curato rispetto al passato, poiche’ nelle ritmiche serrate si puo’ ritrovare un attenzione maggiore ai particolari regalando notevole brillantezza ai brani . “Born Stubborn” “Ambush”sono delle macchine da guerra soffocanti e solcano quei territori vicino alla precedente Attitude con l’intera band in stato di grazia, dando libero sfogo a quella creativita’ tanto familiare ai loro lavori precedenti . “Jasco” e “Itsari” invece sono gli unici momento di calma relativa tra un passagio strumentale e una danza cantata, prima di sprigionare ulteriore violenza con le conclusive “Endagered Species” e la breve “Dictatorshit” per un mid tempo velocissimo e claustrofobico. Capitolo a parte per la hidden track “Canyon Jam” che chiude l’album evitata da critica vista la scarsa presenza di suono a parte qualche bongo.
In conclusione “Roots” è il lavoro della consacrazione per i Sepultura, un caposaldo nella storia della band anche perchè da li a poco comincera’ un netto declino dovuto alla rottura della band, per un disco che capitalizza quanto di buono avevano fatto fino in quel momento, con elementi ricchi di novita’, pur rimanendo legati a classiche sonorita’ come è stato da sempre nella tradizione della band. Un disco tra i piu’ maturi e potenti di tutti i tempi e consigliato a chiunque.

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