I festaioli piemontesi Saturday Overdose ci prendono per le mani e ci trascinano in pista a rivivere scenari sleaze anni 80, arricchendoli di nuovi colori e “temperamenti sonori moderni”. Con temperamenti sonori moderni, intendo la tendenza che gruppi come questo riescono a portare all’ interno di un certo genere e a temperarlo, o plasmarlo , per capirci meglio, in modo innovativo non banale e tuttavia non eccessivamente sperimentale, ma aggiungendo modernità a ciò che già conosciamo con l’intento, che può riuscire o meno, di rinforzarlo, per farlo nuovamente apprezzare sia a chi non è di ‘primo pelo’, sia alle nuove generazioni. Ringrazio che vi siano band come queste che prendono le carcasse dello sleaze anni 80 e lo arricchiscono con particolarità e progresso; se non avessimo loro, non avremo proprio più niente che ci possa ricordare ciò che di più metallicamente romantico , glitterato ed eccessivo vi era negli anni 80.
Purtroppo, oggi come oggi, i grandi artisti che hanno fatto degli anni 80 l’epoca musicale più prolifica ed immensa, si rivolgono ad una massa molto più grande, non badando più alla qualità dei fan, ma ahimè alla quantità e questo non sempre è un bene. Fortunatamente c’è chi ha voglia di prendere fra le braccia quelle note ormai abbandonate, talvolta pesino snobbate , per lucidarle e farle risplendere con ritmica allegra e calzante: mitragliate rabbiose di batteria e di basso, calzano a pennello con l’acrobatica ed abile parte chitarristica ed alla voce leggermente gracchiante , acerba ma classicamente adatta per tale genere. Eat my Dust è un disco alternato da componimenti hard rock più energici come nel caso della track d’entrata Free Bones, , da pezzi più potenti e martellanti come Fucking Mustang e ballad romantiche e sognanti come Don’t care About the Rain e Anthem for a Dream. Un disco breve, diretto e pulito. Buona tecnica vocale , come pure quella strumentale.

Piccolo difetto : all’apertura denoto una certa a-sincronicità tra i componenti, sbiadita e confusa dalla presenza dei cori ,che in contrasto alla vocalità di Bosco , si impongono positivamente in modo erculeo, come pure nell’ ultima track. Questo è il giusto inizio per un gruppo giovane che deve ancora diramare le proprie radici e saldarsi bene al terreno che vuole tastare. Per ora meglio testarlo e farlo testare senza fare errori, quindi , partire a piccolo dosi, ma buone. Ottime le sfumature combinate di un certo tipo di psichedelicità e britpop .
Che I S.O. abbiano un certo feeling con le ballad è abbastanza evidente, ma anche nei pezzi più movimentati hanno dimostrato di saperci fare alla grande.

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