In occasione della data italiana dei Royal Hunt abbiamo avuto il piacere di intervistare il frontman della band, DC Cooper! Buona visione!

Thanks to CIRCOLO COLONY and Roberto

Big thanks to DC for the time shared with us

www.royalhunt.com
www.dccooper.com

Interview by Laura Rossi
Text by Perf
Transcription by Michael Barbour
Editing by Stefano Muscariello

Buon pomeriggio dal Colony Brescia e da www.heavy-metal.it!
Siamo qui con DC Coooooper!! Eccolo!

Ciao, felice di vederti, come stai?

Benissimo, grazie! Come ti senti ad essere di nuovo in Italia?
Ah gran giornata oggi, abbiamo avuto un day- off ieri a Verona, molto bello.
Abbiamo trascorso una bella giornata. Abbiamo avuto 6 show di fila in tre Paesi. Abbiamo viaggiato molto e tutti sentivano il bisogno di uscire dal tour-bus.
E’ stata proprio una bella giornata di riposo: un po’ di vino, abbiamo bighellonato in giro e ricaricato le batterie per oggi.

E che ci dici del tuo “incontro” con l’Amarone?
Oh si, fantastico! Abbiamo assaggiato due diverse qualità di vino ed erano molto buone.
E hai ritrovato la strada di casa dopo cena?
Sì, yeah! Un mio caro amico ci ha raggiunto per cena, ci ha portato in giro per un po’ e poi riportato in hotel.

Ok, iniziamo!
Secondo me “Show me How To Live” richiama il vecchio stile dei Royal Hunt mentre “A Life To Die For” mi sembra più complesso e con elementi progressivi, cosa ne pensi?

Credo che rappresenti molto bene la band. Personalmente mi piace perché, non vorrei dire che è più bomba stico, ma è senz’altro più teatrale, come nel brano A Life To Die For in cui ho potuto usare la mia voce operistica, cosa mai fatta prima in nessun altro album, quindi è uno dei miei pezzi preferiti . Penso che sia intenso. André ha usato veri archi. Prima avrebbe, come nei vecchi album, suonato un’intro o un assolo di violoncello, ma sai, usando dei veri archi, in questo album abbinati alle tastiere, l’effetto ottenuto è stato più colore e più carattere.

Come mai avete deciso di usare una vera orchestra e cori per questo album?
Beh, come detto prima penso che siano un elemento che è sempre stato parte dei Royal Hunt, ma credo che in questo modo lo rendano più vivo, più reale. La mia speranza e il mio sogno è fare un piccolo tour con una vera orchestra, un giorno. Ho tampinato André per un po’, e so che abbiamo intenzione di farlo. Non posso dire ancora niente perché non c’è nulla di certo a riguardo, ma incrocio le dita perché è un mio sogno, essere sul palco con l’orchestra e la band. Davvero un sogno!

Non vediamo l’ora! I nuovi pezzi sono stati riarrangiati per questo tour?
Sì perché A Life To Die For è un pezzo di 9 minuti e la nostra settlist andava impostata per benino in questo contesto. Ci sono un paio di sorprese e cambiamenti, ma niente di eclatante.

Nel nuovo album, per esempio nella title-track, canti in maniera operistica. È una novità per te o è uno stile che già ti appartiene? Parlaci dei tuoi studi.
Beh, ho studiato per 5 anni e ho una corretta preparazione; quindi come ho detto prima è stato un qualcosa che sentivo, specialmente nella parte centrale in cui c’è un break nel brano. Sembrava funzionare. Non riuscivo a capire cosa fare e mentre cantavo a Pittsburgh nel mio studio, il fonico mi diceva “Prova questo, prova quello”: abbiamo provato un paio di varianti, ma io non ne ero soddisfatto e poi, non so cosa sia successo esattamente, improvvisamente ho iniziato a cantare “if you could have a life…” e ho iniziato a scherzarci su con lui, ed ecco la giusta quadra! Tutta l’esecuzione sull’album è stata fatta in one take. Tutto l’album è stato fatto in un’unica sessione ed è andato via liscio. E che sensazione dopo aver finito. Il mio tecnico del suono, Dave Watson, era molto soddisfatto. L’abbiamo registrato davvero bene ed eravamo contenti.

Scorrendo i titoli delle canzoni credo che le liriche si riferiscano ai giorni nostri. E non in maniera positiva…è corretto? Cosa vuoi comunicare con un titolo come “A Life To Die For”?
Beh, è André che si occupa principalmente dei testi, ma capisco quello che ha intenzione di comunicare a proposito dei tempi attuali. Tuttavia, per me è difficile spiegare i testi, perché non li ho scritti io, quindi posso solo dare un mio punto di vista e una prospettiva. E credo che i miei siano differenti dai suoi. Ogni volta che mi metto a scrivere un testo, cerco di non stare li a spiegarne il contenuto, perché la canzone potrebbe significare qualcosa per qualcuno, e qualcosa di diverso per altri. Quindi, tendo a non dare troppe spiegazioni sui testi e quali siano i loro contenuti, perché potrebbero significare qualcosa di completamente diverso per altri. Sai, è quello che è la musica, quello che è la tua personale prospettiva e quello che tu tiri fuori da essa.

Uno dei vostri mercati più favorevoli è sicuramente quello russo/ucraino. Ho visto che avete già molte date fissate là: pensi che potrete suonare senza problemi visto l’attuale conflitto tra questi due Paesi?
Stiamo monitorando ogni cosa ogni ora. Stiamo ricevendo aggiornamenti e la data di Kiev è già saltata, quindi non andremo a Kiev. È un po’ strano, è già successo altre volte di trovarci in grosse difficoltà. Siamo stati in Giappone 7 o 8 giorni dopo lo Tsunami, eravamo là subito dopo il terremoto Kobe nel 1996 ed è più o meno la stessa situazione. In quel caso, è stato diverso perché dovevamo andare, perché la gente aveva bisogno di qualcosa che li distogliesse da quello che stava succedendo. Non stiamo certo andando a mettere a repentaglio la nostra vita per la musica. Ho una famiglia mia e i miei bambini a cui badare, e non sono certo così felici a sapermi qui ora, perché stiamo andando in Ucraina, e se dovessero starci così male non ci andremo. Troveremo una soluzione, stiamo controllando ogni ora e siamo aggiornati.
Sono più preoccupato a proposito delle questioni tra gli USA e la Russia. C’è una band tra quelle che conosco che ha appena suonato in Crimea, hanno detto che non è successo nulla, nessun problema. I fans sono stati grandi e credo che la maggior parte della gente era estranea a quelle questioni. Non voglio dire di più perché sto cercando di stare fuori dai guai.
Non voglio dire cose sbagliate e improvvisamente trovarmi il dipartimento degli USA a dirmi “Non dire questo!”. Abbiamo un mezzo come la musica che possiamo condividere là fuori. Ho sempre cercato di rimanere politicamente corretto ovunque in non so quante situazioni diverse nel corso degli anni. Ho viaggiato in tour per 20 anni e bisogna solamente tenere a mente dove sei, l’ambiente circostante; se non ci sentiamo al sicuro, allora ce ne andiamo.

Cosa mi dici a proposito dell’Australia? È la prima volta per voi.
Stiamo andando agli antipodi!
Questo tour toccherà anche la Cina, ed è la prima volta per noi, così come per l’Australia, Taiwan e Ucraina per la prima volta, quindi ben quattro Paesi in cui non siamo mai stati. Non vediamo l’ora di andarci. Solo per l’Australia, l’unico problema sono le 18 ore di volo! Dall’Australia poi andremo in Cina e dalla Cina, yeah! A casa! Davvero emozionante, sarà molto divertente!

Ti seguiremo su YouTube e sui social network, sei molto presente su internet, un bel modo di comunicare con i tuoi fans. Ti piace?
Lo dico sempre a tutti durante ogni show. I fans solo lì per vederci e glielo chiedo a titolo di favore. È una cosa che ultimamente ha raggiunto una certa portata, e beh… chiedo loro “Se vi piace lo show per piacere ditelo a tutti su Twitter e Facebook” perché una band come la nostra, ogni band come la nostra, ha bisogno dei social network. È l’unico modo che abbiamo per farci sentire perché ogni giorno, ogni settimana, diventa sempre più difficile per l’industria musicale. In realtà penso che ora siano due cose separate: c’è l’industria musicale e il music business. Penso che siano due cose totalmente differenti. Da una parte le compagnie musicali, da una parte i social media, e tutto così…l’industria musicale, penso sia a parte. Quindi non sto cercando di provvedere all’industria musicale che coinvolge i social media, ma vado sul palco e dico per piacere condividete questo, se vi piace quello che sentite, perché è l’unico modo in cui una band come la nostra può sopravvivere.

Cosa ci dici di DC giù dal palco? Nel tuo tempo libero…
Quando sono a casa?

Yeah! DC la persona, non il cantante.
Per qualche anno ero impiegato come paramedico e vigile del fuoco ma negli ultimi due anni ho attraversato cambiamenti piuttosto drastici e seri nella mia vita, e stava diventando davvero troppo pesante. Così non sono più nel settore della medicina di emergenza e nei vigili del fuoco, ma potrei rientrarci, credo in maniera diversa, perché per anni è stato davvero troppo. E sono un ragazzo molto sensibile, c’è molto, qui, dentro di me. E vedere quello che stavo vedendo in tutto quel periodo è stato molto difficile. Ma adesso, nel presente, sono tornato ad occuparmi a tempo pieno di musica, che è grandioso.

E ne siamo felici!
Lo spero!
Il mio nuovo album solista è in elaborazione. Questo si, ve lo posso dire senza problemi. Appena avrò terminato questo tour, tornerò in studio per ultimarlo. Per ora abbiamo 4 canzoni complete e il disco è piuttosto ben scritto ma…www.dccooper.com è attivo quindi guardate lì!

Già è molto fico il tuo sito!
Sì?

Yeah!
In realtà il mio bassista Vinny Salvatore è colui che ha progettato il tutto, e Taliana Chastaya dalla Russia ha fatto tutto il lavoro di fotografia. Penso di avere un buon team di supporto al momento. I miei solisti, la mia band. E sono alla ricerca di un tastierista… ma ho una visione più ampia del solito show dal vivo perché sto cercando di creare un paio di cosette particolari per uno spettacolo dal vivo. Non sarà una piccola operazione e sicuramente potrebbe rendere le cose difficili quando si tratterà di andare in tour. E sì, ci sto lavorando! Il resto del tempo cerco di impiegarlo maggiormente coi miei bambini, e il mio studio sta funzionando piuttosto bene con le lezioni di canto, facendo produzione, scrivendo e cose di questo tipo.
Quindi passo il tempo con la mia famiglia, i miei bambini, in sella alla mia dirt bike, la mia KTM, l’adoro!
Sono stato pesantemente coinvolto col pronto soccorso in passato e ho sentito il bisogno di starne fuori. Sto sorridendo molto di più da quel momento in poi.

Questo è importante.
Già! Dopo che mi sono allontanato dalla medicina d’emergenza, circa cinque settimane dopo e ho iniziato a rientrare in contatto con la realtà e con me stesso, e mio figlio di 11 anni (questo è stato due anni fa) si avvicinò, mi si appese al collo e disse “papà è bello vederti sorridere di nuovo “. E ho pensato: “Wow stavo così male?” E’ un figlio molto empatico. Entrambi i miei figli sono una forza! Ciao Clayton, ciao Carson, un saluto a voi se state guardando!

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