Ennesima band sfornata dalla giovanissima terra di Polonia, i Rootwater tagliano con “Visionism” il traguardo del quarto album, potendo inoltre vantare numerosi live shows con bands del calibro di Slayer, Kreator e Sepultura. Non esattamente dei pivelli insomma, e nemmeno una band giovane e inesperta desiderosa di farsi conoscere. Alla voce ritroviamo l’inconfondibile ugola di Taff, già apprezzato in quel piccolo gioiello di marciume che risponde al debut dei Black River. Il contesto questa volta differisce e non di poco. “Visionism” è a tutti gli effetti un prodotto del nuovo millennio, caratterizzato da un sound moderno in cui prende corpo l’attitudine sperimentale della band. C’è davvero di tutto dentro: si parte da un solido impianto thrash/crossover che sfocia in melodie thrashcore, con improvvise incursioni fra elettronica e nenìe gitane. Questo insolito lavoro di taglia e cuci mostra una band che sa il fatto suo a livello compositivo. Non c’è niente di inaccessibile o di noioso, sono quindici brani per un’ora di ascolto, tutti caratterizzati da una ottima produzione e groove in gran quantità.
Amanti delle sonorità sperimentali, questo è pane per i vostri denti. Vi consiglio di iniziare a fare un giro sul relativo myspace, non resterete affatto delusi.