“Telluric Manifesto”, il nuovo album firmato dai cileni Poema Arcanus, ha il difficile compito di uscire dopo un capolavoro del doom quale è stato il predecessore “Iconoclast”. Ci sono gruppi che intrapresa una strada vincente decidono di restare su quella via per non rischiare, altri, come in questo caso i Poema Arcanus, che non si accontentano e cercano di sviluppare il proprio suono. Probabilmente questo è dovuto alla necessità di innovarsi, alla voglia di mettersi ancora alla prova, alla semplice esigenza di seguire la propria ispirazione senza porsi problemi stilistici. Con questo nuovo lavoro i cileni infettano il loro classico doom tinto di venature malinconiche, da alcuni chiamato dark metal, con parti progressive che articolano i brani in strutture complesse, portando alla formazione di intrecci non sempre facili da seguire e non sempre in linea con lo spirito monolitico, monumentale proprio del doom. E se qua si insiste su questa componente del passato, il doom appunto, è proprio perchè questa volta le soluzioni migliori si sentono dove tornano le melodie tristi, venate di grigio, quelle che i quattro musicisti sanno maneggiare con abilità sopraffina. L’inizio di “Nihil” ne è un esempio lampante: pochi gruppi sanno dipingere con tanta sottigliezza l’angoscia del vuoto mentale e della disperazione nichilista. Questa volta però, invece di seguire le sfumature della malinconia, si preferisce affogare nella rabbia e la si radica nel tecnicismo del death o del progressive. Purtroppo spesso questa scelta porta a pura tecnica che male segue il crescendo emotivo delle canzoni, provocando di rigetto un’incongruenza emotiva all’interno dei brani, tanto ramificati da essere difficili da penetrare, quasi impossibili da cogliere nella loro interezza.
Per gli estimatori dei vecchi Poema Arcanus, della loro poesia raffinata modellata su metriche lente e depressive questa nuova veste moderna potrebbe non piacere. Qua le preghiere arcane sono scomparse, il misticismo è svanito nel vorticare veloce delle parti prog. Per il gruppo cileno, un passo indietro.