Dalla fredda e tetra Romania nasce un nuovo gruppo black, con tutte le carte in regola per avere un buon successo, magari col passare del tempo. I Negura Bunget, prima di questo “‘N Crugu Bradului” hanno pubblicato due album (“Zirnindu-sa” nel 1996 e “Maiastru Sfentic” nel 2000) ed un mini (“Sala Molska” nel 1998) per la sconosciuta Bestial Rec. Si definiscono Primitive Transilvanian Metal… e in cosa consiste, vi starete chiedendo? Beh a mio avviso si tratta di black metal molto melodico, ma attenzione, non parliamo degli ennesimi cloni dei Cradle Of Filth o dei Dimmu Borgir. Le melodie composte dai Negura Bunget sono totalmente malate, tetre e maligne e si innestano a fagiolo nei lunghi pezzi che compongono questo disco. Quattro lunghe canzoni per una durata media totale pari a 10 minuti!
Certo non è una scelta facile quella di comporre brani così lunghi in un movimento musicale come quello black perchè non tutti riuscirebbero sopportare canzoni così lunghe e complesse se vogliamo. Musica calma, pacata, melodica, ma incredibilmente aggressiva e feroce ci travolgerà sin dal primo minuto di musica; e, quando questa è anche originale, non può che far piacere!
Come dicevo il disco è composto da quattro canzoni, intitolate “I”, “II”, “III” e “IV” come se si trattasse di un’opera unica divisa in più momenti. Il filo conduttore di questa opera? Far rivivere la spiritualità ed i miti rumeni; catapultarci, in un batter d’occhio, in una foresta buia in cui gli unici suoni udibili sono il sibilio del vento che smuove le foglie, l’ululato di un lupo lontano (o forse vicino) ed il battere dei nostri denti. Sarebbe un peccato analizzare separatamente le quattro canzoni che compongono questo album perchè, come dicevo prima, sono uniti fra loro.
Musicalmente parlando, però, posso dire che lo stile a cui più si avvicinano è quello degli ultimi Darkthrone, quindi avremo tempi sostenuti, lenti e cadenzati con accelerazioni improvvise e, alcune volte (purtroppo), parti cantate/recitate con voce pulita. Forse è questo l’aspetto che mi ha reso un po’ perplesso, soprattutto perchè la tonalità della voce è strana (magari per via della registrazione!)… comunque personalmente non piace!
Il disco scorre piacevole e tenebroso, lento e cupo, raggiungendo l’apice qualitativo con “III”. 15 minuti intensi di brividi, 15 minuti complessi che per essere assimilati almeno minimamente, vanno ascoltati un paio di volte. Dalla velocità iniziale sorretta da un buono e vario drumwork e da dei riff di chitarra dissonanti e malinconici per passare poi alle atmosfere terrificanti create grazie alle chitarre e a delle tastiere lievi e di contorno, mai invadenti (il break vi farà venire la pelle d’oca!).

Inutile dilungarsi ancora per ripetere ciò che è stato detto e ciò che può esser capito (e non capito) leggendo queste poche e semplici righe. Si tratta di musica complessa, che per esser compresa deve essere ascoltata e riascoltata per non cadere in false conclusioni!
I Negura Bunget sono una nuova promessa, e negli anni a venire faranno sicuramente parlare di sè!

Eugenio Morra

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