Seminali ma trascurati, fondamentali ma sottovalutati. Aggettivi contrastanti spesso utilizzati in passato, in fase di recensione, per riferirsi ai Necrodeath a sottolineare l’importanza della band ligure nella scena estrema europea a dispetto di una fama non sempre corrispondente ai meriti. Disamina appropriata ma, allo stato odierno, non più attuale vista l’attenzione ed il senso di attesa che hanno anticipato l’uscita del nuovo ‘100% Hell’ sancite dall’ottima promozione sulle presenze illustri che lo avrebbero accompagnato.

Ed è così che, non appena il supporto ottico comincia a macinare i primi giri, una di quelle presenze – in particolare la più attesa di esse – dà il benvenuto all’ascoltatore di turno. L’inconfondibile voce dal tono oscuro di Cronos recita alla perfezione il ruolo di apripista a cui è stato “relegato” e, da ottimo interprete qual è, in appena un minuto riesce a racchiudere quella che sarà la, nuova, portante caratteristica dell’opera in questione, ovvero una ricerca della teatralità spasmodica e marcata. Il tappeto di suoni fondamentale rimane pressochè stabile rispetto al passato, con riff veloci e violenti costruiti su ritmiche slayerane su cui l’acida voce di Flegias compie il solito ottimo lavoro di sporcare ed estremizzare il risultato, ma il songwriting si apre con l’obiettivo primario di perseguire espressività. Il risultato di questo, coraggioso, lavoro è il disco più vario e “liscio” che i Necrodeath abbiano mai registrato. Un disco in cui riescono a convivere, con qualche difficoltà di coesione da sistemare, tradizionale violenza, leggeri inserti acustici, aperture moderne e melodiche al limite dello svedese, sperimentazione che si spinge fino all’utilizzo di synth (ad opera di Federica dei Soul Takers), parlati ed inserti femminili (buona la partecipazione di Scarlet dei TDV nella title-track). Difetti? Esaminando i brani singolarmente, pur armati di puntigliosità, è alquanto difficile riscontrare nei che vadano al di là della soggettività ma, pur dopo ripetuti assaggi, non si riesce ad eliminare la spiacevole sensazione di ascoltare un lavoro scollato ed al suo interno alquanto disunito.

In una ricerca di varietà portata a termine con successo i Necrodeath hanno dato alla luce un disco formato da dieci potenziali hits che, però, non quadra dall’importante punto di vista di un’organicità non resa come ci si aspetterebbe da un nome del genere. Restano un’abilità ed un’attitudine invidiabili in un contesto in cui, pagare dazio ad un lodevole coraggio, può fare solo onore ad una band con oltre vent’anni di carriera alle spalle.

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