Nuovo album per i Ministry in ritardo sulla tabella di marcia dopo che Jourgensen aveva annunciato nel 2011 che stavano lavorando per farlo uscire a Natale. In effetti il primo singolo è uscito a Dicembre, ed il secondo maxi singolo”Double Tap” a febbraio.la formazione del gruppo vede Jourgensen alla voce e chitarra, Scaccia e Quirin alle chitarre , Bechdel alle tastiere, Orr al basso e Rossi alla batteria.
Le mie impressioni su questo album non sono proprio entusiasmanti. Già dal primo singolo 99%, che doveva portare cmq un tema abbastanza importante come l’occupy movement, ovvero quel movimento sviluppatosi in nome dell’uguaglianza socioeconomica, non mi ha colpito particolarmente dal punto di vista di rabbia. Non ha espresso la rabbia e l’indignazione della gente che ci crede veramente e quindi anche se dal punto di vista musicale a prima apparenza può sembrare qualcosa di potente, non lo trovo abbastanza arrabbiato per un tema del genere e già di per se commercializzato, insomma non mi ha colpito particolarmente. Per il secondo singolo “Double Tap”,invece, già mi è piaciuto di più.

Tuttavia nell’album si sentono tutte le caratteristiche industrial metal, non manca nulla, soprattutto nell’intro di “Ghouldiggers”, dove le distorsioni vocali fanno da padrone, ma un po’ troppa intro a mio avviso. Cmq l’album è parecchio speed, caratterizzato da forti colpi di batteria e basso, riff di elettrica anch’essi veloci ed intercalato ovviamente dalla parti elettroniche. A mio avviso la rabbia espressa nell’interpretazione non è quella che corrisponde a quello che vogliono trasmettere come messaggio, non so a me non è arrivato completamente. Insomma troppo “rumore” per nulla di eccezionale.
Assolutamente bocciato il “defibrulator mix” (che si accosta al nome del tour “DefibrilaTOUR”) di Relapse che potevano risparmiare. Non riesco a sentire elettronica pura dopo riff di chitarre e bassi e batterie cazzute, non riesco proprio, anche perché era bella la versione originale sinceramente. L’ha, a parere mio rovinato, e forse è proprio questa parte che mi è talmente piaciuta poco che mi ha fatto sottovalutare l’album completamente, condizionandomi un po’ e calandolo di voto. Mi sembra già troppo scontato e mi ha stancato al secondo ascolto a parte qualche pezzo che , diamo ai Ministry quel che è dei Ministry, azzeccato e ben fatto, ma comunque mi aspettavo di più. E’ sicuramente coordinato nel complesso, come album, si ascolta, ma non lo metterei nella top sinceramente, forse mi mancano i vecchi Ministry di “Psalm 69” o anche solamente quelli di “Last Sucker” per citare qualcosa di recente, che sono diversi a parer mio da questi ultimi, un bel po’ diversi, ma sicuramente questione di gusti ed anche di arrivare dritto al cervello, o semplicemente la voce di Jourgensen non mi convince su una base troppo veloce e troppo “heavy”.

Insomma, a farla breve, questa nuova veste, seppur sua coerente con l’obbiettivo di Jourgensen, ovvero quello di “fare e di sostenere di avere fatto un lavoro pesante e veloce come anti-terapia alla terapia contro la country music.”non mi ha convinta. L’iniziativa e il concetto di quello che volevano esprimere c’è, ma musicalmente non è sviluppato a dovere ed inoltre un po’ scoordinato in alcuni punti in particolare , senza rinnegare il fatto che sia nel complesso comunque omogeneo. Ultimo punto che non mi è piaciuto è la parte delle voci telefoniche; ok, c’è significato dietro quell’aggiunta, ma personalmente, lo appesantiscono un po’. Tuttavia spero che live, rendano molto di più, rispetto a questo lavoro studio.

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