Cosa c’è in questo disco dei Methadrone (progetto di Craig Pillard, che leggo avere militato in passato in molte formazioni estreme che tuttavia non conosco)? Un ambient molto pacato, prevalentemente acustico, con una chitarra che si ripete all’infinito, delle canzoni che tentano di ricreare nell’ascoltatore dei “paesaggi sonori” minimali e distanti. Parvenze folk e lontani richiami doom, infine, sopra tutto il resto, un incedere lento e monotono. Fin troppo monotono forse, probabilmente chi non è avvezzo a queste sonorità farà più di uno sbadiglio durante l’ascolto di “Sterility”, un nome abbastanza indicativo della musica contenuta nei suoi solchi.

Insomma, Craig Pillard ha realizzato un lavoro sufficiente, che potrebbe anche piacere (ma un ascolto preventivo è consigliato, soprattutto ai non avvezzi al genere), tuttavia i sentieri che percorre sono stati già battuti con risultati migliori.

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