I Karelia nascono nel 2000 per volere del singer Matthieu Kleiber e del tastierista Lionel Vest. Nonostante il particolare moniker che la band ha scelto (trattasi del nome di una regione tra Finlandia e Russia) i Karelia arrivano direttamente dalla Francia. Dopo un breve demo e diversi show al seguito di gruppi del calibro di Kamelot e At Vance, la band in oggetto riesce a raggiungere il contratto discografico con la Drakkar records e pubblica nella primavera del 2004 il primo cd “Usual tragedy” che vede oltre al singer Kleiber, la presenza di Bertrand Maillot (che prende il posto del dimissionario Vest) alle tastiere, Erwan Morice alla chitarra, Loïc Jenn e Gilles Thiebaut rispettivamente alla batteria e al basso. Il sound dei Karelia è una miscela di power metal unito ad orchestrazioni molto sinfoniche ed oscure tanto che a volte si raggiungono delle vere e proprie parti di matrice gothic. Ad accentuare questa vena tenebrosa è inoltre la presenza all’interno dei brani di moltissimi cori di tipo operistico (in più di un’occasione ricordano quelli utilizzati dai Rhapsody nei loro cd) che conferiscono una dimensione tipicamente teatrale e tragica ai brani soprattutto se si pensa al fatto che sono impiegati come una vera e propria voce trovandosi molto spesso a duettare con Matthieu Kleiber.
Caratteristica peculiare della band è inoltre l’utilizzo molto frequente di ritmiche power/prog che danno ai pezzi una certa dinamicità capace di spezzare l’inquietante dimensione tenebrosa che è alla base d’ogni brano, un esempio su tutti la cadenzata title track che dopo un intro sufficientemente lungo e malinconico si decide ad esplodere con la doppia cassa per regalare un po’ d’aria ai propri ascoltatori. Elementi elettronici fanno capolino attraverso le note della veloce “Child has gone”, ben sposandosi con il resto della musica proposta dalla band, mentre “Cross & crescent” dimostra come sia possibile unire con maestria un brano ricco di riferimenti al power con il gothic più triste e melodrammatico. Assolutamente irritante è a volte la prova del cantante Kleiber, con una pronuncia dell’inglese bruttissima e molto spesso in difficoltà nel raggiungere le note più alte dei pezzi. Non c’è tuttavia solo tristezza all’interno del disco, anche se dobbiamo arrivare fin quasi alla fine dell’album per trovare “Tearful clown” che lascia da parte la drammaticità delle composizioni della prima metà del platter per risolversi in una classica power song maggiormente ariosa e diretta. Ottimo anche il successivo lento “Unbreakable cordon” e la conclusiva “High hopes” che continua a muoversi attraverso sentieri “goticheggianti” ma in ogni caso d’impatto sonoro.
In sostanza non sono rimasto molto impressionato da questo nuovo cd, personalmente ho preferito il debutto della band che mi era parso più solare. Tuttavia la proposta dei Karelia è sufficientemente interessante da consigliarvi di dare un ascolto a “Raise”. Nonostante la vena compositiva della band sia colma di riferimenti al gothic metal, la presenza d’ottimi inserti power e sinfonici potrebbero essere abbastanza interessanti da stimolarvi nell’acquisto di questo disco che potrebbe rivelarsi come una boccata d’aria fresca in un mercato ormai saturo di band che suonano lo stesso tipo di musica.