Incredibile ma vero, ciò che moltissimi metallari hanno sempre sognato si avvera: la possibilità di avere il metallo al cinema! Ebbene sì, e caso vuole che protagonisti dell’evento siano gli inossidabili (scusate la battuta involontaria) Iron Maiden, reduci da un Somewhere Back In Time tour alle soglie della fattibilità, sia fisica sia tecnica.
Durante questo tour durato circa tutto il 2008 e ancora in corso, gli Iron Maiden hanno deciso infatti di ottimizzare i tempi facendo volare su di un unico aereo musicisti, staff, strumenti ed equipaggiamento. Ai limiti della fattibilità tecnica, perché per adattare il Boeing 757 ormai noto come Ed Force One a volare con un’ingente peso sbilanciato verso la parte posteriore del velivolo sono state necessarie modifiche di carattere ingegneristico, e poi si scoprì che mancavano le autorizzazioni a pilotarlo. Ai limiti della fattibilità fisica, perché ai Maiden sono toccati in media un concerto ogni due giorni per un anno intero, e all’intrepido Bruce Dickinson il compito di pilotare lui stesso l’Ed Force One. E così nasce il film che ritrae i Maiden nel periodo da gennaio a marzo 2008, da Mumbai a Toronto, sotto la regia di Scot McFadyen assieme all’ormai maestro dei documentari metal, Sam Dunn, già autore di Metal: A Headbanger’s Journey e di Global Metal.
Per chi come me adora gli Iron Maiden la gioia è suprema. Sedersi in un cinema e vederli apparire per la prima volta su grande schermo è quasi come vederli per la prima volta dal vivo, e il cinema permette di avvicinarli molto di più. Certo, uno più pragmatico di me potrebbe ribattere dicendo che presto si tratterà di un semplice dvd acquistabile da tutti e non così diverso dal documentario già creato nel 2000 per Rock In Rio…Vero.
Ma solo in parte. Perché la cura dei particolari acustici, sonori, visivi, le riprese, la scelta delle situazioni e dei messaggi universali che sono presenti in questo Flight 666 sono senza precedenti e vanno gustati, potendo approfittare della rara occasione, al cinema.
Il World Maiden Day sarà il 21 aprile e per l’Italia l’occasione si presenterà a Milano, Bologna e Napoli (dettagli sotto).

Non voglio rovinare la sorpresa che riserva questo volo assieme ai nostri idoli, tuttavia mi permetto di ingolosirvi quel tanto che basta: Bruce è protagonista con ottime interviste, anche dalla cabina di pilotaggio; Nicko è l’attore nato del film, l’elemento comico e trascinante delle gag; molto presenti anche Dave ed Adrian; più schivo Janick; infine non manca Steve, di cui figurano le tre figlie al seguito. Commovente constatare quanto significhi un concerto dei Maiden in zone del mondo povere, come il Messico, e militarizzate, come la Colombia. Suscita invece una risata il brasiliano che vanta più di 160 tatuaggi e si dichiara “prete” di una setta Maiden. Affascinante il rito propiziatorio all’interno di una piramide azteca, e significative le interviste ai fan, campioni di una popolazione davvero variegata, ma unita dall’amore per la musica di sei straordinari inglesi.
Il documentario è ovviamente costellato di live performances, uno spezzone di canzone per ogni città ripresa. Punti di ripresa insoliti, anche per la batteria: il Nicko da sempre relegato dietro allo strumento, grazie alla sua innata simpatia ha la sua rivincita trionfale in questo Flight 666. Dalle emozioni e passioni autentiche e incondizionate del Sud America si fa un passaggio veloce attraverso la Los Angeles delle star, dove fanno la loro comparsa personaggi come Lars Ulrich, intervistato, Kerry King e Ronnie James Dio: a questa parte si poteva dare maggior spazio ma la regia ha preferito i fan e le scene di quotidianità, a mio avviso giustamente.

Sulle note di Aces High e al grido di Up The Irons, io mi fermo qui e vi lascio al film.

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