Attivi dal lontano 1995,  gli olandesi Heretic   giungono sulle scrivanie degli scribacchini quale il sottoscritto con una raccolta dei loro brani più rappresentativi.

Una raccolta è sempre un buon modo per celebrare un evento nella carriera di un gruppo, specie se il traguardo è così importante quale i 15 anni di attività, a per poter produrre una raccolta occorrerebbe avere materiale alle spalle in grado di supportare tale progetto. La band in questione invece ha, nonostante la lunga militanza sui palchi d’Europa, solo  tre album (e un quarto, già raccolta ma versione live) sul groppone, e pertanto questa nuova release non è che si facesse attendere con tanta spasmodica ansia.

Particolare è la descrizione fornita a tutti i giornalisti in sede di presentazione stampa, poichè si parla in lungo e in largo di black metal, quando i nostri in realtà suonano girando parecchio lontani dalla oscura musica di origine scandinava, proponendo in realtà una sorta di punk che potrebbe sembrare un incrocio tra King Diamond (ecco uno d cui invece si sente davvero la mancanza) e gli Hardcore Superstar, potendo avvicnarsi (e  nemmeno molto) al black solo per i contenuti parzialmente blasfemi dei testi.

A tutto questo dovremmo aggiungere una notevole scarsità di produzioe, con i suoni impastati  talvolta non regolati a livello di volumi, con strumenti che sono prima resentissimi e poi spariscono sommersi dagli altri, con risultato di un suono a tratti buono e a tratti davvero di bass profilo. I nostr lo spacciano per suono grezzo e asciutt, senza fronzoli,ma in realtà il dubbio è che la produzione non si sia nemmeno avvicinata ai brani (alcuni risalenti ai primissimi lavori della band, con tutto quello che comporta a livello di pulizia dei suoni ed arrangiamenti) lasciando tutto com’era… e se non erano capolavori 1 anni fa di cert non lo sono oggi con la medesima musicalità.

Alcuni brani sono orecchiabili e anche carini, e offrono spunti non deludenti anzi, vedasi l’ottimo rock and roll di  “Knights of Baphomet”, ma in realtà  poco si erge sopra la media, per un disco che può far piacere ascoltare una volta e che non lascia nulla di più di un po’ di nostalgia verso tempi eroici del genere punk/core.

In realtà, l’idea che traspare da un ascolto più accurato dei brani è che la base possa anche essere buona ma che la produzione troppo asciutta alla fine penalizzi troppo i suoni, che con la dovuta attenzione potrebbero, nonostante una certa riluttanza alla variazione,  anche risulare validi. Chissà che in futuro non ci aspetti un’altra raccolta, magari di brani rimasterizzati…

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