Inizio questa recensione dicendo subito una cosa su cui molti non saranno d’accordo. L’originalità al giorno d’oggi non è fondamentale. Perchè se per valutare un album si cerca a tutti i costi l’originalità in un gruppo tutti gli album prenderebbero voti bassi. E sarebbe un peccato perchè
i Freddom Call hanno originalità da comprare, ma hanno realizzato un buon album.
L’ombra di Kai Hansen è notevolmente presente in questo lavoro. Oltretutto il principale compositore è il batterista Dan Zimmermann, Gamma Ray, insieme al cantante Chris Bay. E’ proprio la militanza di Dan nei Gamma Ray che fa sì che le canzoni risultino non troppo originali, forse niente. Inoltre si avvertono forti influenze di Helloween, leggere influenze di Blind Guardian sopratutto nei cori. Ho avvertito inoltre una spruzzatina di Queen in alcuni passaggi.
Fatte presenti le influenze riscontrate nell’album analizziamolo in dettaglio. Si parte subito con Metal Invasion con un intro in pieno stile Gamma Ray per passare subito a dei bei riffoni power, come gli Helloween insegnano. I cori sono molto presenti, così come in tutto l’album. E questa credo sia la caratteristica di questo gruppo: i cori.
In tutti e tre i loro album i cori la fanno da padrona, in pratica la voce solista è solista solo in pochi momenti.
Sembra quasi di ascoltare una colonna sonora di un film fantasy.
La successiva Flyng High è una canonica canzone power, niente di più. Le chitarre ricordano tantissimo gli Helloween o i Gamma Ray fate voi. Ages of power inizia molto pomposa e prosegue molto veloce e potente. Verso la fine è presente un growl che forse poteva essere evitato.
Ora provate a immaginare un esercito che avanza in una battaglia. Questo è ciò che ho immaginato io ascoltando The Spell che è solo un intro per Bleedig Heart.
Parte dunque Bleeding Heart, una ballata molto evocativa. E’ presente un splendido pezzo di piano/tastiera seguito da una chitarra acustica. Verso la fine rintraccio un po’ di Queen.
Prendete “send me a sign” dei Gamma Ray. Modificatela il tanto da non poter dire che è uguale e avrete l’inizio di Warriors. Semplicemente fantastica. Canterete a squarciagola “We are warriors…”. Un vero inno.
Un po’ di tastiere stile “the final countdown” degli Europe apre The Eyes Of The World. Si prosegue immediatamente molto velocemente con le chitarre e la batteria tiratissime.
Flame In The Night parte lentissima con un tappeto di tastiere per le chitarre. Orchestrata come se si entrasse da vincitori in patria dopo una battaglia. Stupenda.
Land Of Light è a mio avviso ispiratissima da “the final cowntdown”. Ascoltare per credere.
Island Of Dreams è una canzone tiratissima con dei momenti di pausa di tanto in tanto. Decisamente modesta.
Conclude l’album una canzone con evidentissima influenza dei Blind Guardian. Turn Back Time, con le dovute modifiche, sarebbe potuta passare per una canzone dei BG.
In definitiva un buon lavoro. Non ho dato di più a quest’album solo per l’originalità. Però, devo assolutamente consigliare questo lavoro a tutti gli amanti del genere. Magari ascoltatelo dopo aver letto un buon libro fantasy.