Se la memoria non m’inganna, dovrebbe trattarsi del secondo cd di un gruppo siculo che mi capita di recensire, dopo quello dei promettenti Balatonizer; si tratta degli Haemophagus, quartetto, anche se da quanto letto sulle note biografiche dovrebbe essersi mutato in terzetto in seguito alla fuoriuscita del cantante, formatosi appena 2 anni fa. Ascoltando l’intro di “Into the Mortuary”, si potrebbe pensare ad un gruppo black metal: arrangiamento sinistro di pianoforte, leggera suspance e poi, via con la batteria a mille, riffs marci e bestemmie a destra e a manca (con l’intento di battere il guinness dei primati, detenuto ormai da anni da Mr Phil Anselmo). Contrariamente a quanto pensato, ci troviamo alle prese con un death metal molto classico nel suo insieme, accostabile per molti versi alla scena svedese dei primi anni ’90 di Grave e Hypocrisy, i quali vengono omaggiati con la cover di “Osculum Obscenum”. Ed è proprio la band di Dr Tagtgren che mi sento di associare alla musica degli Haemophagus; nell’arco dei 20 minuti, aleggia spesso e volentieri il fantasma di quei 2 capolavori che rispondono al nome di “Penetralia” e dello stesso “Osculum Obscenum” (la cui title-track viene ripresa alla fine del cd) senza disdegnare quelle bordate thrash di Slayer e Kreator che ne rendono l’ascolto godibile, grazie anche ad un sound ben curato e privo di sbavature. Di certo il death metal degli Haemophagus non sarà il massimo dell’originalità (lo testimonia anche l’artwork che francamente non mi è piaciuto affatto; questione di gusti ovviamente), ma almeno questi ragazzi il loro mestiere lo fanno bene, e poi non si può rimanere indifferenti alla malvagità e alla carica distruttiva presente nei loro brani; e scusate se è poco.

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