Tornano i maestri italiani dello stile suicida, torna la Depressione a regnare sovrana sulle note ideate dal geniale gruppo piacentino, tornano i Forgotten Tomb. E questa volta lo fanno con maggior rabbia, prepotenza sonora e allo stesso tempo intimità.
Love’s Burial Ground è un album sopraffino, è proprio il caso di dirlo. Le melodie che nascono e si diffondono in questo nuovo lavoro sono una prova eccelsa di cosa la Negatività in mano a chi la sa gestire possa produrre: sinfonie spietate, maledettamente malate, strappate ad un animo congestionato da sentimenti di dolore, angoscia e rassegnazione. Con questo album Herr Morbid e compagni sono riusciti ad amalgamare alla perfezione cattiveria black metal con vellutata sacralità doom. Le nuove sette canzoni (oltre l’intro e l’outro “Malus Vivendi” parte 1 e 2) strappano il cuore da quanto sono vive e perfette, create da una materia tanto personale da divenire tramite per sentimenti universali. Gli splendidi riff di chitarra trasudano passione allo stato puro, diventano talismani di emozioni e per questo altamente pericolosi per chi osa avvicinarsi ad essi.
Con Love’s Burial Ground i Forgotten Tomb sono riusciti a far trapelare frammenti della verità che si cela dietro una “tomba dimenticata”, l’illusione di una vita perduta che si dispiega in pochi istanti di lucidità. Questa consapevolezza sembra nascere proprio da un radicale rifiuto del gruppo della positività e della vita, la cui fragilità è rivelata istante dopo istante dagli urli laceranti di una voce acida, sprezzante, che lancia il suo presagio terribile al mondo circostante.
Le uniche imperfezioni che si leggono in questo album sono dei troncamenti eccessivi a fine di alcuni brani o pause fra un pezzo e l’altro, ma invece di sminuire l’album questi piccoli errori lo rendono ancora più diabolico e profondo. La Morte è vittoriosa nelle note dei Forgotten Tomb e la sua sagoma seducente è davanti a noi. Fra le tracce più suggestive sono da citare la terza “Alone” con un ritornello davvero oscuro e ammaliante, la quarta “House Of Nostalgia”, con il suo malinconico stacco al piano, forse la più ipnotica nel suo forzato rallentamento e la settima “Slave To Negativity”, inno potente alla Negatività. Una delle magie di questo nuovo lavoro consiste nell’esser riusciti a creare un iter impossibile da frazionare e analizzare pezzo dopo pezzo.
Le canzoni sono come parte di una visione più grande e tentare di coglierle singolarmente ruberebbe parte del fascino che esse possiedono legate le une alle altre. I Forgotten Tomb hanno dimostrato con quest’opera di aver raggiunto una piena maturità che speriamo li porti a un giusto riconoscimento anche fuori da terre italiane. Gli unici che potranno rimanere delusi sono gli affezionati alla loro dimensione doom, che qua si è attenuata (ma non svanita!) per lasciare spazio ad altre e più feconde soluzioni, sapendo anche presentare all’interno della propria vocazione elementi diversi in grado di generare emozioni altrettanto intense. I Forgotten Tomb hanno superato i limiti precedentemente impostisi creando un lavoro eccellente.
L’aura mistica della Fine aleggia sfacciata in queste melodie amare e per vederla e penetrarla non resta che annichilire con essa. Love’s Burial Ground: l’album più lacerante del 2004.

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