“Griefshire”, terzo album degli Elis, è uno di quei dischi che avrei preferito non recensire. Avrei voluto evitare, se possibile, di assegnare un giudizio ad un lavoro che durante la sua realizzazione ha visto la tragica scomparsa di uno degli artisti che ci stanno dietro, Sabine Dünser è infatti venuta meno qualche mese fa poco dopo aver terminato di incidere le parti vocali del disco ed ora la band ha pubblicato “Griefshire” dopo averlo finito. Come porsi, quindi, nei confronti di questo album? Da una parte c’è il dovuto rispetto per una persona che non c’è più, dall’altra c’è anche la necessità di dover giudicare il lavoro per quello che si pensa sia il suo reale valore. Fatta questa doverosa premessa, io penso che “Griefshire” non sia per nulla un brutto disco, tuttavia non è nemmeno nulla di sconvolgente. Il gothic “morbido” che contiene è infatti molto piacevole e ben fatto, le canzoni scorrono tutte fluidamente e le ho ascoltate sempre volentieri, tuttavia la sensazione generale è un po’ quella del “già sentito”, nonostante la varietà (qua la monotonia non è davvero di casa!) dei pezzi. Insomma, i brani dell’album mi hanno sempre tenuto compagnia piacevolmente (anche in questo momento sto ascoltando il disco e me lo sto godendo, tra l’altro lascia addosso durante l’ascolto una calda sensazione di “tepore diffuso”), tuttavia non mi hanno mai colpito molto in profondità e non credo che sul lungo periodo “Griefshire” tornerà molto spesso nel mio lettore.

Alla fine comunque penso che gli appassionati del gothic apprezzeranno quest’ultimo saluto di Sabine (ho letto che lei credeva molto in questo disco) e se lo godranno prendendolo per quello che è: un lavoro onesto e nel suo genere riuscito, non pretenzioso e non rivoluzionario, dal vago retrogusto di incompiuto (ma forse più che una vera incompiutezza dell’album questa è suggestione per quello che poteva essere e non sarà). Non me ne vogliate infine se non me la sono sentita di assegnare un voto numerico, qualsiasi scelta prendessi mi sembrava infatti inappropriata in questa situazione, in cui come ho scritto all’inizio avrei preferito evitare anche le parole.

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