Ci sono gruppi che hanno l’abitudine di attirare l’attenzione dell’ascoltatore fin dal primo minuto di play nel lettore. Passato il primo minuto ci si dimentica completamente degli altri tasti presenti nello stereo, e così magicamente ti accorgi che quell’album, di quel gruppo è fatto apposta per te. Ecco che gli Eclipse, giunti al sesto album con Monumentum per la Frontiers, sono uno di quei gruppi.

Il punto di forza del gruppo svedese è quello di scrivere brani dalla struttura semplice, con ritornelli di sicura presa, grandiosi e, a volte, esagerati cori (perfetti da cantare insieme al pubblico ai concerti). Non si deve cercare l’originalità a tutti i costi al giorno d’oggi, ma si deve fare musica di gran classe e di qualità. Certo non serve un ascoltatore attento per capire che gli Eclipse mixano alla perfezione il sound di molti grandi gruppi Hard Rock degli anni ottanta, ma con la produzione e l’alta qualità delle registrazioni di oggi. Registrazioni che per tanti gruppi possono risultare a volte fredde. Ma non in Monumentum, che riesce ad essere avvolgente nella sua inebriante semplicità: chitarra, basso batteria e voce.

Una pecca che mi sento di segnalare è la discontinuità tra un pezzo e quello successivo che lascia inizialmente un po’ spiazzati. Ma già dopo pochi secondi si viene catturati dal nuovo brano che ci si troverà a canticchiare senza nemmeno rendersene conto. Molti brani hanno però una struttura di base comune: grandi e potenti accelerate iniziali, melodie orecchiabili, e una parte centrale più calma che poi riprende in accelerata sul finire. Questa struttura poco varia può, alla lunga, fare assomigliare tra di loro le canzoni. Monumentum è comunque il perfetto mix dell’anima più Hard Rock con quella più radiofonica del gruppo. Ottima scrittura dei brani, molto ragionati, in cui si nota l’accurata eliminazione di ogni qualsivoglia sbavatura anche in sede di registrazione. Un album da ascoltare tutto d’un fiato! E che sono sicuro ascolterete per lungo tempo.

 

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