” Silencio. No Hay Banda…il n’y a pas de orchestra…. E’ tutto un illusione… ” (Mulholland Drive)

Portate con voi  l’anima gotica e romantica, ricordate qualche melodia di ogni disco passato dei My Dying Bride; spogliate loro dal doom/death che li ha trascinati al successo e copriteli di nuovo; dimenticate le percussioni, il basso; dimenticate le chitarre corpose e lente che hanno contraddistinto la band; dimenticate la morbosità di ogni loro disco.

‘Evinta’ è tutt’altro che un semplice disco heavy metal. E’ un opera d’arte visionaria, è un romanzo affascinante, un sublime poema neoclassico, orchestrale, con tocchi ambient, che toglie il fiato.  Il leader Aaron Stainthorpe interpreta  il ruolo di narratore di questo percorso musicale,  lasciando allo spettatore visioni immaginarie tinte d’oscuro. Si è immediatamente avvolti tra archi e violini  intensi, stregati da un soprano femminile capace di far vibrare l’anima, ammaliati da classiche note melodiche in pianoforte abili a conquistare attimo dopo attimo il respiro.  ‘Evinta’ è un lavoro nuovo e complesso, che concede libera interpretazione ad ogni pezzo, che crea stupore e giova pienezza spirituale. Il concetto di ‘Evinta’ è distribuito in tre dischi per una durata complessiva di due ore, che equivalgono a tre spettacoli teatrali.

Disco 1: sublime ed emozionante.

Si alza il sipario. Si inizia con ‘In your Dark Pavillion’, un autentico capolavoro classico, un toccante brano che tra note soffici e leggere interpreta l’addio all’amore più disperato, che da spazio all’immaginazione, con colpi di scena e con un finale tripudiante.  Sulla medesima lunghezza d’onda   ‘You are not the one who loves Me’ con palese riferimento a ‘Bring me Victory’, in pura recitazione tra violini e pianoforte e la sofferente ‘Of Lilies Bent With Tears’, distinta da un intermezzo epico ed evocativo in latino, interpretato benissimo dall’artista Lucie Roche.  Si chiude con le lunghe e sinistre ‘The Distance, Busy with Shadows’ dove note e musica sono intrinseche di arrangiamenti ambient, accompagnate dal parlato narrativo di Aaron e con ‘Of Sorry eyes in March’, che porta l’ascoltatore in mondi pieni di illusione, come se fosse un lugubre sogno, un viaggio surreale….

Disco 2: trionfante e spirituale.

Si entra ancor di più in lunghe composizioni classiche e malinconiche. Accarezzata dalle note passate di ‘For My Fallen Angel’,  ‘Vanitè Triomphante’ è un brano affascinante, un racconto sinfonico di ineguagliabile bellezza compositiva dettata soprattutto dall’ottima lettura musicale di Maudling al piano; ‘That Dress and Summer Skin’  strega con le sue armonie tetre e sorprende grazie anche ad una piccola rivisitazione in chiave classica di un pezzo storico dei My Dying Bride come ‘My Wine, in Silence’; ‘And Then You Go’ catapulta l’ascoltatore verso lontani ed intensi viaggi sensoriali; la strumentale ‘A Hand of Awful Rewards’ è una colonna sonora tenebrosa, sollevata da un costante vortice di tappeto sonoro. Il soffio vitale si distacca dalla natura corporea…

Disco 3:  esaltante e maestoso.

Questo album è presente nella versione deluxe di ‘Evinta’. L’ipnosi precede il calar del sipario. E’ un susseguirsi di  note malinconiche ed atmosfere ambient commemorative, lodate dall’espressività vocale di Aaron, encomiato dalla lirica di Lucie. Lo stile sinfonico ed esplosivo di ‘The Music of Flesh’ distribuisce sensazioni di magnificenza titanica; ‘Seven Times She Wept’ rielabora ancora melodie passate della band inglese riportandoci indietro nel tempo; ‘The Burning coast of Regnum Italicum’ e ‘She Heard my body Dying’  ci conducono verso un opera melodrammatica sensazionale e d’impatto; la conclusiva e narrante ‘And All Their Joy Was Drowned’ dona l’ascoltatore di una moribonda e finta percezione appagante perchè ‘Evinta’ come il teatro è l’attiva riflessione dei My Dying Bride su loro stessi..

Per comprendere l’intero complesso di ‘Evinta’  bisogna ascoltarlo sempre, più volte al giorno, tutto d’un pezzo, in silenzio. Questo è un prodotto, che pur ricordando la storia della band inglese, risulta nuovo, contemporaneo ed è così di elevata qualità che, chi è amante della musica senza alcun pregiudizio, deve assolutamente avere e custodire nella bacheca dei capolavori classici; potrebbe essere la colonna sonora nera, romantica, teatrale, di una vita intera. I My Dying Bride celebrano i vent’anni della loro storia col disco più bello della loro carriera, concepito in un modo fuori dal comune, superlativo, eccelso, unico, che ha mostrato carattere, personalità e qualità compositive di prim’ordine. Spero che ‘Evinta’ non rimanga solo un capitolo a parte e che ‘La Sposa Morente’ ci delizi ancora con questa arte sopraffina; che non si tratti solo di un’illusione….

A proposito dell'autore

Post correlati