Il disco piu’ atteso dell’anno e non solo, torna uno dei gruppi metal piu’ conosciuti nel mondo, sicuramente il piu’ discusso e discutibile. Piaccia o meno i Metallica sono entrati di diritto fra gli artisti che piu’ riescono a calamitare l’attenzione verso se stessi, prima con una serie di grandi dischi, sono riusciti ad ampliare il loro seguito grazie al disco omonimo del 1991, una svolta davvero notevole, per poi essere sommersi di critiche all’uscita dei dischi della discordia, quei “Load” e “Reload” che finirono con l’essere cosiderati una sorta di tradimento dal popolo dei metallari di mezzo mondo.
Personalmente non ritengo che i Metallica abbiano tradito alcunche’, hanno semplicemente fatto quello che volevano, potendo permetterselo, cosi come hanno fatto con questo “St. Anger”. Un disco che non e’ parente nè del loro glorioso passato, nè dei lavori piu’ recenti, e’ ancora una volta un lavoro in netto contrasto con tutto quello che ci si aspettava da loro. E’ proprio questo il punto dolente, con questo disco i Metallica scontenteranno quelli che li hanno conosciuti con gli ultimi tre studio album, cosi come non rientreranno nelle grazie di quelli che ne apprezzavano i primi quattro, immensi dischi.
Purtroppo “St. Anger” e’ un disco brutto, prodotto in modo discutibile e cantato da un James fin troppo “cattivo” sia nell’impostazione vocale generale che nel dettaglio delle singole canzoni. Il fatto, poi, che il disco sia ancora una volta lunghissimo, non aiuta a digerirlo meglio, e’ una sorta di pachiderma musicale, non ha momenti rilassati, e’ giocato quasi interamente su ritmi convulsi, gli assoli di chitarra sono praticamente assenti, la batteria di Lars sembra fatta di latta e registrata in una cantina.

L’apertura del disco affidata a “Frantic” da’ subito la netta sensazione che l’ascolto del disco sara’ una prova di forza e tenacia, il brano e’ secco, cattivo e quasi minimale nella sua impostazione, Hetfield canta in modo inedito, via l’immediatezza coinvolgente del primo periodo, via le vocals pulite e ben definite degli ultimi lavori, qui si presenta con una scelta tanto coraggiosa quanto, purtroppo, poco riuscita. Un’altra cosa che mi ha lasciato molto perplesso sono i suoni delle chitarre, in questo brano particolarmente, una serie di riffs serrati, duri, ma registrati in modo quasi da non distinguerli, altra scelta poco felice.
“St. Anger” e’ cupa, greve, uno strale lanciato in faccia all’ascoltatore, almeno su di una cosa possiamo dare atto ai Metallica, non si sono mai venduti al music biz, almeno non artisticamente, anche in questo caso un load parte tre sarebbe stata la scelta migliore, commercialmente parlando, e invece i four horsemen (completati da Robert Trujillo al basso dopo lo split, imperdonabile nei modi, con Jason Newsted, sul disco comunque suona il produttore Bob Rock) si sono lanciati in un lavoro violento, duro, arcigno, quasi impenetrabile. Le clean vocals sulla title track di Hetfield su un tappeto sonoro acustico, intramezzano i cambi d’umore della medesima canzone; l’idea non sarebbe neppure troppo malvagia, il problema e’ che il brano (come tutto il disco del resto) non decolla.
A questo punto ci si aspetterebbe un pezzo piu’ cadenzato, una ballata magari, qualcosa insomma in grado di spezzare la tensione. Purtroppo speranza puntualmente disattesa, una pesante e, a tratti, lisergica intro, introduce “Some kind of monster”, sia il titolo che la costruzione della canzone fanno venire in mente un mal riuscito incrocio fra l’hard dei Monster Magnet e gli stessi Metallica sentiti piu’ volte in cover cupe ed oscure. Il riffing di Hammett e’ continuo e monolitico, non ci sono assoli, non c’e’ un cambio di ritmo degno di questo nome per uno dei brani peggiori dell’intero disco.
“Dirty window” non migliora certamente il tiro, ancora un brano tirato, insopportabile la batteria di Ulrich, pessima sotto ogni aspetto, James spinge a fondo pescando in vocals profonde e sofferte, elemento non certo disprezzabile, almeno come intenti, il risultato e’, ancora una volta, discutibile quanto meno.
Vi assicuro che, a questo punto del disco, c’e’ la necessita’ di fare una pausa, peccato che, terminata, ci troviamo di fronte al brano peggiore dell’intero disco: “Invisible kid”. Preferirei quasi non commentare questi otto minuti e mezzo di inutilita’, un brano prolisso oltremodo, il cantato e’ insopportabile per quanto poco ispirato e mal eseguito. Passando oltre arriviamo a “My world”, ormai sembra di ascoltare sempre lo stesso brano, chitarre bassissime, ritmiche stoppate, brano sempre sostenuto, cantato mediocre anche se non peggiore della song precedente. A questo punto meglio non aspettarsi piu’ nulla dai brani che seguono, “Shoot me again” ha il solito merito di avere qualche momento di lucidita’ nella voce di James, soprattutto inizialmente, un piccolo regalo all’ascoltatore, che almeno per qualche minuto ha un po’ di tregua. Ovviamente si tratta di tregua effimera, in quanto il brano parte in quarta con la solita sequenza di elementi gia’ noti, chitarre accordate molto basse, suoni impastati, quasi industriali e vocals estreme nella concezione piu’ che nell’esasperazione tecnica delle tonalita’.
Leggermente piu’ accettabile e’ “Sweet Amber”, finalmente l’aggressivita’ e’ convogliata in un riffing sempre cupo e graffiante, ma stavolta in grado di catturare l’attenzione, non e’ un brano che fa tornare la voglia di risentire questo disco, ma almeno cerca di differenziarsi un po’ dal resto. Hammett vomita l’ennesimo riff pachidermico in entrata di “The unnamed feeling”, ancora un brano che si trascina per tutta la sua (lunga) durata su tempi medi e chitarre forzate, ancora una volta i Metallica usano l’espediente dei bridge piu’ melodici per alleggerire il tutto, ma sono dei bravissimi momenti di Metallica style, destinati piu’ a far rimpiangere quanto fatto finora che quello che propongono in questo lavoro.
Il disco si avvia alla conclusione attraverso la violenta “Purify”, che nulla toglie e nulla aggiunge a quanto detto finora, stessi riffs, stesse vocals, stesso mediocre risultato. Finalmente giungo al termine con “All within my hands”, ovviamente neppure adesso i Metallica concedono nulla alla melodia o a qualche variazione sul tema, un’altro brano duro, teso, nervoso, monolitico e, ancora una volta, noioso.

Sinceramente al primo ascolto sono rimasto sconcertato, qualcuno mi aveva detto che il disco aveva bisogno di essere riascoltato molte volte, beh anche dopo diversi ascolti, attenti, non e’ cambiata la sensazione che questo disco sia brutto. Si, non trovo altre parole per descriverlo meglio, dopo tutte quelle che ho appena messo in questa lunga recensione, “St. Anger” e’ brutto, pesante oltre ogni comprensione, inesorabile nel suo noioso incedere pachidermico e stancante. Sì pachidermico, continuo ad usare questo termine perche’ lo trovo decisamente consono all’occasione, questo disco e’ come una colata di lava, e’ vero che e’ possente e cattivo, inarrestabile magari, ma e’ anche vero che non lascia traccia se non la desolazione di un paesaggio distrutto. I Metallica così mi appaiono dopo l’ascolto di “St. Anger”, distrutti, azzerati. Faccio fatica a scrivere questo, così come feci fatica (molta di meno in verita’) a digerire “Reload” disco brutto non a priori, come molti vorrebbero far passare, ma per una oggettiva carenza di contenuti. Poi e’ anche vero che ogni cosa puo’ piacere e fare schifo a seconda dei gusti, questo disco trovera’ sicuramente degli apprezzamenti, vendera’ probabilmente al pari di altri dischi dei Metallica, ma rimane il fatto che lo stesso lavoro, a firma diversa, sarebbe passato inevitabilmente sotto silenzio.
Ai fan del gruppo non dico nulla, loro compreranno sicuramente questo disco, lo ascolteranno e cercheranno (piu’ o meno facilmente) di farselo piacere, per tutti gli altri questa recensione sia di avvertimento, questo disco e’ brutto, a partire dall’orrido artwork, a nulla servono espedienti come il bonus DVD, per quanto divertente, e a nulla servono le dichiarazioni di circostanza rilasciate in queste settimane da Ulrich e Hetfield. Spendete i vostri soldi in altro modo, di uscite interessanti ce ne sono eccome..

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