Entusiasmante e coinvolgente a tratti e retrò. Queste sono le chiavi di ascolto di questo disco dall’atmosfera non particolarmente oscura, nonostante la presenza distoner/doom. Già l’hard rock eccome se si fa sentire e gli svedesi Doomdogs, hanno fatto un lavoro che ha dimostrato quanto possano valere, soprattutto a livello di versatilità vocale,o per lo meno ci hanno riprovato, ma andiamo per gradi.

I Doomdogs si formano nel 2007 da parte del chitarrista e compositore Christer “Chris The Riff” Cuñat Candela, che per altro vediamo influenzato da nomi quali Hendrix, Yommi, Benson e Ollson. Insomma già questo dovrebbe essere un buon terreno preparatorio per quanto riguarda lo strumento chitarra. Passiamo al cantante, Tomas “GG” Eriksson, ex batterista nei death/black Grotesque, ex chitarrista di bad trash/prog e doom/death metal come Intoxicate e Runemagick, ex cantante prog nei Valedirectory (le sue influenze vocali sono Chuck Billy e Ian Anderson) ed è anche comparso all’interno di tribute band di King Diamond (King Diamant) e Candlemass (Ancient Dream).Il bassista Patrik “Slemmy” Andersson Winberg ha suonato in gruppi più hard rock e blues come gli Slowburn ed anche per la band post.punk alternative New Model Army. Le sue influenze sono improntate su Butler (Black sabbath) e Klimister (Motorhead).Rolof , il batterista è comparso nel 2010; è anche chitarrista e compositore nel gruppo prog rock, Lugnoro. Le sue influenze sono su Kyuss, Fu Manchu ed Entombed.Questa era la presentazione della band nel suo specifico. Merita molta attenzione questa presentazione, non solo per sottolineare che i musicisti in questione non sono di primo pelo, ma soprattutto per prepararci alle sonorità che ci attendono. Se eravamo già preparati all’album omonimo precedente, ora prepariamoci ad atmosfere simili, ma un po’ più hard rock un po’ più sabbathiane ed anche senza sbilanciarci, anche più prog, ma andiamo con ordine e iniziamo a presentare l’album.

Il loro album è stato registrato per la Doomentia Records, in formato Cd, cd, book e doppio lp. Registrato allo studio di Gothenburg in modo analogico. Ecco è la forma analogica che senza dubbio da quel gusto retrò accennato all’inizio. Evocazione di un hard rock e di uno stoner/doom al passato che per quanto riguarda i miei gusti e il mio ascolto può far solo che piacere. Cosa ritroviamo all’interno : il meglio del passato hard rock, stoner, doom e prog rock. Tutte le influenze dei musicisti hanno contribuito alla realizzazione di questo album che spero rifletta le mie aspettative. L’apertura è energica, potente una bella galoppata impreziosita da un grunt (visto che parliamo di stoner/doom) di assoluto livello del cantante, che con la ritmica hard/stoner non stona affatto, anzi, da una marcia in più, compresa la parte vocale, non contando i contagiosi riff. Il secondo pezzo parte in maniera lenta, per poi continuare in un rock duro e successivamente in uno stoner, per poi ritornare ad un rock con le contro palle grazie all’assolo che stacca nella parte vocale e successivamente ancora doom. Insomma mescolanza ed alternaza, di buon livello, anche se la voce a volte risulta troppo scoordinata e a parere mio un po’affaticata o comunque forzata in un pezzo, dove lo strumento starebbe bene anche da solo. Il terzo pezzo, anch’esso energico, la voce qui è meglio miscelata e qui stiamo più sullo stoner/doom, con un po’ meno presenza di hard rock, ma che poi lo riscopriamo nella parte finale con un effetto a sorpresa alquanto coinvolgente ed ipnotizzante. La chitarra nella parte quasi finale è la ciliegina sulla torta. Quarto pezzo, che dire: malinconico, sognante, rarefatto, già ecco il termine assurdo che mi viene. E’ un intermezzo, una boccata d’aria. Atmosfere Crimsoniane, che sfumano pian piano, verso il quinto pezzo che riparte con uno stoner/doom bello carico e pesante dato dal basso che si lega alla perfezione con la voce del cantante che mi ricorda sempre di più Klimister, in versione doom. Decisamente buona la performance vocale, profonda, spacca. Devo dire che il quarto pezzo era stato altamente illusorio per preparaci a questo oscuro “Benvenuto nel Futuro”. Il sesto pezzo: ecco, mi sembra di essere entrata nella versione più graffiante e stoner dei Doors. Non so se a voi da questa sensazione, ma a me parecchio. Un “Morrison” bello carico, ma che non stona affatto con il mix che comunque ci si dovrebbe aspettare dalle loro influenze. Si, decisamente più vado avanti, più ci sento un bel tocco di Doors, quindi qui la parte rock predomina molto, ed è a suo modo anche orecchiabile o forse la vedrei bene per lo spot di un auto sinceramente. Il settimo pezzo, si ritorna indietro alla prima parte dell’album, dove eravamo partiti belli carichi. Stoner , alternato da parti più rock e screziature di doom più calcato, anche se qui lo stoner rock fa completamente da padrone. La voce di Eriksson è perfetta, forte, robusta, decisa. Lo preferisco quando fa il cavernicolo, che quando canta normalmente a dire il vero. L’ottavo ed il nono pezzo sono a parere mio accomunati, anche se contemporaneamente in contrasto. Presenza di stoner rock più deciso nella prima in maniera meno oscuro del nono, dove il doom, sinceramente mi sta facendo un pochettino addormentare. Ecco qui secondo me c’è la parte un po’ noiosa di questo album, tralasciando le alzate di tono del cantante che mi fanno un attimo risvegliare. Ecco il decimo pezzo , finalmente si ricomincia a ragionare. Toni decisamente più calzanti, più rock, più veloci e che fanno risvegliare dai pezzi precedenti. La linea di basso mi piace un sacco in questo pezzo ed anche la particolarità di attaccatura sovrapposta anche se solo leggermente captabile della voce di Eriksson. Alla undici abbiamo un intro strumentale assai malinconico, come se ci riportasse in tempi lontani e dura poco perché poi ci rituffiamo nello stoner/ doom, nuotiamo con questa sonorità (e vocalità in alcuni tratti un attimino steccata e noiosetta) per passare all’undicesimo pezzo, dove troviamo sempre parti stoner, ricamate dai pezzi più rock e ritmi blues.

Vorrei arrivare velocemente a ciò che mi preme di più, ovvero la cover di “A National Acrobat”. Ok dico subito la mia prima impressione? E’ la versione maschile di “A National Acrobat” . Se il primo amore non si scorda mai, come il primo figlio, la nostra primogenita sabbathiana è sicuramente più femminile rispetto a questo suo “fratello”, se posso definirlo così. La voce acuta e pulita di Ozzy e l’ heavy più puro, meno rumoroso e sporco fanno da contraltare a questa versione dove Erikkson a mio avviso, la fa apparire più appesantita e questo anche per quanto riguarda la parte strumentale, nonostante abbiano voluto aggiungere l’effetto a eco alla voce, proprio come se ci trovassimo all’interno di un disco del passato. Non c’è nulla da fare, preferisco l’originale, anche se comunque a qualcuno una versione molto più “proto doom” come questa o stoner chiamatela come vi pare, potrebbe piacere persino di più, questione di gusti, ma la trovo disordinata e per questa canzone vedo solo la “versione femminile”, anche se si apprezza il fatto che ci sia l’assolo di Victor Griffin che sicuramente riconoscendo le capacità dei DoomDogs, ha accettato subito di parteciparvi. Nulla da togliere a questo chitarrista bravissimo, però ribadisco il mio concetto: ero curiosa di vedere chi poteva superare zio Ozzy e company. Per ora , mi spiace, ma nessuno ce l’ha fatta. Tirando le somme, non male assolutamente come album, anzi è meritevole di essere ascoltato. Mi aspettavo un finale più eclatante rispetto alla partenza, ma putroppo ho trovato parti un po’ troppo piatte. Sicuramente il fatto di includere parti hard rock è lodevole, ma a volte potrebbe far risultare l’effetto opposto, nel caso in cui il doom sia troppo lento o “senza sostanza”, oppure semplicemente la voce sia, sì rabbiosa come un leone, ma talvolta un po’ scoordinata e non adatta a certi pezzi. Per il resto rimangono ottimi musicisti. Bella la parte strumentale, ed Eriksson lo preferisco in ritmi più veloci, rispetto a quelli ascoltati in alcuni pezzi di questo album.

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