A volte ci lamentiamo quando gli album sono troppo uguali ai capisaldi dei vari sottogeneri.. A volte, come in questo caso, ci troviamo invece a nuotare per non affondare in un oceano di sperimentazione.
I tedeschi Dinner Auf Uranos presentano un disco introspettivo ed emozionale, particolarissimo nel suo incedere cadenzato che mixa al suo interno tre fondamentali influenze: progressive, doom, rock.
L’album si compone di sole sei tracce ma la durata (oltre 45 minuti) fa capire che non si tratta di brani qualunque: tre di essi sono lunghi e profondi, gli altri fungono da collante e proseguimento ideale di una song verso la successiva.
I nostri sono una combinazione unica di Rammstein (alcuni giochi di keys e effetti vari, la voce del singer), Tiamat, Tool e…. Red Hot Chili Peppers.
Un ottimo blend che crea sonorità fuori dalla comune comprensione umana ma forse proprio per questo difficili da assimilare e comprendere appieno.
E allora si passa da riffoni di chitarra distorta puramente heavy metal a istanti di pura solitudine e malinconia, in cui la cadenza pesante e grave delle song riporta alla mente il doom degli anni ottanta e novanta.
Un album certamente interessante, che inizia ad aprirsi all’ascoltatore solo dopo 5,6 ascolti attenti, ma che lascia trasparire la personalità del combo, che ha una musicalmente parlando differente derivazione: è infatti un progetto di alcuni membri dei blackster Nocte Obducta, che si distaccano completamente da quanto fatto in precedenza, in tutto fuorchè nelle atmosfere, ormai non più intrise di urla e cattivera ma comunque sempre oppressive e oscure, chiuse, a tratti soffocanti, aiutate in questo caso anche dalla lingua utilizzata, il tedesco, che si adatta ottimamente alle emozioni che i nostri vogliono trasmettere.
Un raro esempio di pura e perfetta idealizzazione dei propri stati d’animo, un album che va consumato e non solo ascoltato.
Un disco fatto di accellerazioni, di cambi di tonalità e di tempo a ripetizione, come nel caso della punta di diamante “Zwischen Dem Salz Und Montpellier”, che presenta tutto quanto ha influenzato questa band, incollando tra loro generi apparentemente difficili da combinare.
Nei o punti negativi? Bè, a parte la già citata difficoltà di assimilazione, probabilmente solo l’eccessiva lunghezza di alcuni brani che possono, alla lunga, stufare un pò.
Comunque un’esperienza particolare per tutti.

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