Nuova tappa, nuova devastazione. Neanche a dirlo apposta, ma con i Destruction la Distruzione regna sovrana per l’ennesima volta. Dalla reunion del ’99 i thrasher tedeschi ribadiscono sempre più la loro posizione nel panorama europeo sfornando album incandescenti anno dopo anno. Da dove derivi tanta potenza ed efficacia è difficile dirlo, sarà dovuto alla tecnica messa in campo ogni volta, alla capacità di suonare per oltre quaranta minuti sano e puro thrash “alla vecchia”, o forse alla causticità dei brani che compongono questa bomba di adrenalina ed energia: il fatto è che i Destruction rimangono lì, saldi, indistruttibili e soprattutto, sempre più sadici.

“Inventor Of Evil”, titolo esemplare di chi il male lo ha davvero inventato insieme ad altri padri del genere ed ora sa maneggiarlo talmente bene da riuscire a creare con pochi e semplici strumenti un album maledettamente preciso e tritacarne allo stesso tempo. In questo nuovo episodio si è “leggermente” affievolita la ferocia di The Antichrist, grazie a brevi ma incisive aperture melodiche (si ascoltino a tal proposito la splendida “The Calm Before The Storm” o l’arpeggio dell’Outro), siamo però davanti ad un lavoro più duro e diretto di Metal Discharge. Qua sembra di respirare la violenza del passato potenziata da un suono acidognolo e da una registrazione nitidissima, elementi questi che mettono in risalto la voce al vetriolo di Schmier e la lingua sardonica della chitarra di Mike. Davvero notevole la perfetta simbiosi instaurata tra le classiche mitragliate thrash e le aperture melodiche che spargono un pizzico di atmosfera apocalittica su tutto il lavoro. Piccola curiosità: nella terza “The Alliance of Hellhoundz” compaiono come vocalist altre otto ugole prestigiose: Biff (Saxon), Doro, Shagrath (Dimmu Borgir), Speed (Soilwork), Paul Di Anno (ex-Iron Maiden/Killers), Messiah (Candlemass), Mark Osegueda (Death Angel), Peavy (Rage), Peter Tägtgren (Hypocrisy/Pain); il risultato è un brano molto diretto e compatto, dove, in realtà, i tanti attori si avvertono a malapena (questo stesso brano nella versione digipack è cantato dal solo Schmier).

In conclusione Schmier, Mike e Marc hanno sfornato un altro album esplosivo, capace di confrontarsi e di superare le ultime prove, grazie alla convivenza accattivante tra complessità e immediatezza di tutti i brani.
Sono passati più di venti anni dalla formazione, nell’84 uscì quel lavoro velenoso e mortifero che è Sentence Of Death e da allora i capolavori si sono susseguiti. Nel 2004 i Destruction non hanno avuto paura di iniziare un loro live con una canzone come “Curse The Gods”, dall’immenso Eternal Devastation dell’86. Un gruppo simile dimostra di non aver paura della tradizione, di voler anzi ripartire da essa, di non voler lanciarsi nella sperimentazione di nuove formule. Il risultato è un album che segue quanto fatto in passato, che mantiene quel tipico sapore Destruction, eppure sa essere moderno, nuovo, fresco nei suoni.
Un lavoro da lodare in ogni sua forma (nella versione digipack compaiono come bonus “We Are The Road Crew” e la sopraccitata “The Alliance of Hellhoundz”), testimonianza viva di come i padri di certo metal non stiano solo a guardare, ma vogliano lasciare un’impronta importante anche nel nuovo millennio.
The Butcher Is Back: Total Devastation!

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