Il vento nuovo, glaciale, arriva stavolta in modo sorprendente dal distante Kirgizistan! I Darkestrah dopo un paio di demo ed un promo debuttano alla grande con un full length lunghissimo nonostante sia composto soltanto da tre interminabili capitoli. Il cd sa regalare fortissime emozioni, alcune delle quali mai provate prima.
Sicuramente le emozioni sono nuove perché l’epicità di questa band è arcaica, è filtrata attraverso gli orizzonti sconfinati delle steppe, è rimasta congelata nei sussurri dei venti più gelidi. Ringraziamo questa band dal fascino tutto orientale, per darci una visione diversa e più profonda di cosa sia il black metal imbevuto di etnicità, non quella scontata nata da riff semplici, ma quella indefinibile che sgorga dal contatto dell’uomo con sentimenti investiti da passione, ricordo e gloria.
Questo ‘Sary Oy’ è un patrimonio da tenersi ben stretto perché tra qualche anno forse non ci saranno più band così ‘arretrate’ da poterci donare sensazioni antiche. Spesso la musica dei Darkestrah si blocca all’improvviso e tutto si spalanca verso distese infinite dove vi troverete spaesati e chiuderete gli occhi lasciandovi trascinare con l’immaginazione chissà dove. Un unico paragone sembra possibile anche se la tipologia di black metal usata differisce parecchio: i romeni Negura Bunget. Non quelli ormai maturi dell’ultimo cd, ma quelli piuttosto del mini cd caotico e sciamanico ‘Sala Molska’.
L’album è molto underground e sarà preda di un piccolo numero di pionieri, ma la pepita che stavolta si ritroveranno tra le mani luccica davvero. Andate dunque alla ricerca di questo nome, Darkestrah: kyrgyzian pagan black art!