Un avvertimento per coloro che si ricordano dei Thou Art Lord per il gustoso e piuttosto recente “DV8”: dimenticate tutto e ripartite da zero nell’ascolto di “Orgia Demonicum”. I greci, ormai sulla scena black dalla metà degli anni ’90, hanno dato alla luce dopo tre anni, un album che ne fa rimpiangere il ritorno. Proprio così, questo ultimo lavoro sembra aver dimenticato tutta l’esperienza accumulata, sembra nascere forzatamente da menti che ormai hanno spremuto fino all’osso la vena creativa, qua chiaramente arida e priva di quelle intuizioni geniali che facevano di questo gruppo una realtà molto caratteristica nella sua unione di black norvegese e death svedese, il tutto sempre sorretto da un riffing molto accattivante e vario (per non dire sulfureo e atmosferico nella vecchie e primissime release).
A sentire ora i Thou Art Lord è difficile addirittura rendersi conto di trovarsi di fronte lo stesso gruppo. Le chitarre sono asciutte, si sono mosse su direzioni sempre più death in una monotonia sconfortante. La batteria ha perso tutta la sua cattiveria, in una registrazione davvero misera che la fa sembrare una batteria di pentole più che un martello del diavolo, come appariva invece in passato (e pensare che è Themis dei Rotting Christ a suonarla!). Il vero accusato è però Sakis (anche Rotting Christ), chitarra e voce, anima del combo insieme a The Magus. Non è mai piacevole sparare sentenze sull’operato altrui, ma di fronte a tale scadimento è proprio il caso di mettere in evidenza lo strumento fondamentale che appiattisce tutto questo risultato: la chitarra sembra essere regredita, a volte puntando su partiture veloci, ma anche istintive e banali di certo thrash anni ’80 ( di quello mediocre, sia chiaro), perdendo così ogni venatura diabolica, ogni respiro satanico, ogni efficacia insomma.
Da squallide e sterili invocazioni a Satana di “The Royal Invocation Of Apophis” si passa per dilettantesche prove di metal veloce come “Possesed/ The Legion” o “He, The Great Worm”, per non parlare della titletrack con un sapore davvero retrò, ma senza il gusto intenso e sincero che avevano i vecchi capolavori.
“Orgia Demonicum” sembra essere la “premessa” dello sviluppo dei Thou Art Lord: in essa manca l’affiatamento fra gli strumenti, la carica evocativa delle chitarre e cosa non da meno, una registrazione fredda e potente che dia la giusta aura a tutta questa musica. Peccato, dopo tre anni di attesa, le aspettative potevano essere ricompensate con un lavoro più maturo e sostanzioso.