Gli Adamanter si sono formati nel 1997 come gruppo power in stile Helloween e nel corso
degli anni hanno sviluppato la loro musica verso un power sinfonico dalle forti tinte
prog. Nel 2002 firmano per l’etichetta greca Black Lotus con la quale pubblicano questo
loro primo album “The Shadow Mirror”.
Sin dai primi ascolti si nota subito la pessima produzione che rende difficilmente ascoltabile
questo lavoro in svariati punti, rendendolo più simile ad un demo che ad un’uscita discografica.
Il gruppo nonostante questo dimostra una discreta capacità tecnica e compositiva; nulla di
strabiliante ma decisamente interessanti.
I nostri danno sfoggio del loro attaccamento verso il power prog con la monumentale “Minstreal
Of Pain” (più di 12 min di brano) suddiviso in cinque parti in cui il gruppo cerca di concentrare
tutta la loro musica: parti aggressive e veloci, come ad esempio nella seconda parte “Killing Ride”,
si alternano a momenti più prettamente in stile Rhapsody (“The Shadow Mirror”; anche se a dire il vero è solo l’unico momento
in tutto il cd), ad altri più rilassati come in “Darkness To The End”.
In quest’ultima parte di “Minstreal Of Pain” tutto funziona a dovere. Dalla produzione alla composizione all’interpretazione del brano. Il cantante qui è molto più ispirato rispetto a molti altri brani in cui urla in continuazione risultando assolutamente inefficace. Molto bella l’atmosfera ricreata in questo brano.
Altri brani di rilievo sono sicuramente “Bloodstorm” e “A Leaf In The Whirl”, che altro non sono se non due tipiche power song ben costruite, ben suonate e molto efficaci nei riff e nei soli di chitarra e tastiera.
Per il resto ci attestiamo a dei brani potenzialmente buoni.
Tutto il debutto fa capire che il gruppo ha delle buone potenzialità per degli album successivi di livello buono. La produzione poi, fa la differenza: se si ha difficoltà a sentire gli strumenti, in particolare le chitarre ritmiche, il lavoro viene assolutamente pregiudicato.
I sei ragazzi hanno comunque dimostrato una ottima padronanza degli strumenti quindi delle piccole, ma fondamentali, correzioni a livello di produzione e di interpretazione faranno la differenza in meglio.
Alla prossima.