Collaborare ad una webzine, un portale, una rivista o qualunque altro veicolo di informazione musicale ha decisamente i suoi vantaggi, da quelli più “romantici”, come l’opportunità di incontrare ed intervistare i propri idoli, a quelli decisamente più prosaici, come l’ascolto in anteprima di molti dischi e il conseguente risparmio di molti euro. L’assegnazione di un titolo a volte ha però delle conseguenze particolari…

“One With Everything” è l’ennesimo live degli americani Styx (a memoria ne hanno fatti altri cinque, ma potrei averne dimenticato tranquillamente qualcuno) e vi elenco tre possibili motivi per non farlo vostro: il perdurare dell’assenza tanto del tastierista e cantante Dennis DeYoung quanto dalla scaletta dei brani a suo nome, la presenza di ben tre cover (ma si può ancora definire tali “It Don’t Make Sense (You Can’t Make Peace)”, “I Am The Walrus” e “I Don’t Need No Doctor” dopo il trattamento ricevuto in “Big Bang Theory”?) quando invece pur considerando il punto precedente si poteva tranquillamente pescare da un repertorio vastissimo e dare nuova luce a qualcuno dei brani temporalmente più lontani (come accade per fortuna per le bellissime “Fooling Yourself (The Angry Young Man)” e “Crystal Ball”), il fatto che dello splendido “Paradise Theatre” compaia la sola “Too Much Time On My Hands” quando invece penso che proprio in questo contesto una “Nothing Ever Goes As Planned” avrebbe fatto la sua notevole figura (ma essendo uscita dalla penna di DeYoung…).

La musica degli Styx è sempre stata incredibilmente pomposa e orchestrale, quindi non stupisce come in questo live i nostri si muovano in una dimensione così particolare e impegnativa con una naturalezza da far rabbrividire chiunque. I bellissimi arrangiamenti danno nuova luce a composizioni già di per sè ottime (tralasciando i brani originali basterà ascoltare le prime due delle cover su menzionate per covenirne immediatamente) e l’entusiasmo e l’energia che si percepiscono tanto dai veterani rockers quanto dai cento e passa ragazzi della Contemporary Youth Orchestra e ancora dall’audience sono a dir poco contagiose, prova tangibile di quella magia che si riesce ad instaurare in ben poche se non rare occasioni. Tutto ciò fa di “One With Everything” un disco esaltante, fresco, appagante, un must assoluto per tutti i fan del gruppo di Chicago e più in generale della musica rock, hard prog pomp o altro che sia.

Quali sarebbero quindi le conseguenze particolari cui accennavo all’inizio? Vi bastano non riuscire ad ascoltare altro da giorni, canticchiare in continuazione quei brani, meditare seriamente sul completamento della discografia, non riuscire a fare a meno di una copia del DVD…?

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