Giunto in quel di Trezzo sull’Adda sotto una incessante pioggerellina mi avvio al Live Club per l’esibizione dei Wake Arkane, band milanese di progressive death metal. Ma prima di iniziare il report è d’obbligo spendere qualche parola in più su questo festival organizzato da Eagle Booking Live Promotion, un live che ha sicuramente voluto accontentare i fan di diversi generi con band di alta qualità. Nonostante un’ora circa di ritardo sulla tabella di marcia i metalheads presenti si sono intrattenuti a dovere presso i diversi stand presenti, tra cui EMP, Scarlet Records, Jolly Roger Records, Punishment 18 Records ed i banchetti con il merchandising delle band, oltre chiaramente al bar. Ma torniamo ai Wake Arkane. Con un set piuttosto ridotto di venti minuti appena, la band lombarda da un piccolo assaggio delle proprie potenzialità davanti ai pochi presenti, ottenendo un buon consenso generale con la loro musica tecnica e d’impatto che ha presentato l’uscita della nuova release “The Black Season”.

A seguire nel bill una band che ero molto curioso di vedere live, soprattutto dopo aver recensito il loro debut album che si è rivelato una vera bomba in ambito death. Gli Agony Face sono infatti autori di un “Surrealistic” Death Metal molto particolare e tecnico; saliti sul palco molto in forma e con le immancabili “maschere” di pittura fluorescente, questi ragazzi hanno saputo intrattenere ottimamente l’ancora scarso pubblico grazie ad un death molto complesso e ricco di sfaccettature che spaziano su vari generi, con diversi frangenti melodici. Un’ottima performance intaccata unicamente dalla breve durata. E’ arrivato il momento dei From The Depth, band parmigiana che ha da poco terminato un tour in compagnia dei Rhapsody Of Fire e che si sta ottimamente consolidando in ambito power. Il gruppo sfodera una buona dose di potenza anche se la band appariva piuttosto svogliata a mio parere, senza ostentare particolare presenza scenica; nonostante tutto la setlist ha saputo coinvolgere a dovere il pubblico. I milanesi Destrage sono i primi del bill a coinvolgere maggiormente il pubblico con il loro metal a tinte hardcore che ha saputo coinvolgermi nonostante non sia un grande ammiratore del genere. La presenza della band sul palco è impeccabile, in costante movimento e dalla carica esplosiva. Performance acclamata a gran voce dai presenti che iniziano gradualmente ad aumentare sottopalco.

E’ il turno degli Holy Martyr, band che personalmente attendevo con ansia e che si è dimostrata una vera  e propria garanzia di qualità. Travestiti da samurai e muniti di face-painting, il gruppo sardo/lombardo ingrana da subito la marcia devastando qualunque cosa sul proprio cammino con il suo heavy metal tritaossa. La potenza del loro sound è molta e ha saputo colpire ed intrattenere a dovere i presenti con una prestazione da dieci e lode che va ad aggiungere una punta d’orgoglio alla scena metal tricolore. I cambi palco si rivelano puntali e salgono ora sul palco gli attesi Hour Of Penance, band romana molto seguita ed affermata che porta nel capoluogo lombardo il suo death metal tecnico ed incisivo. Non me ne vogliate ma personalmente non sono mai riuscito ad apprezzarli, sia su CD che in sede live ed anche questa volta non fa eccezione; a livello obiettivo non posso certo negare un’ottima tecnica compositiva e strumentale, ma non il gruppo non riesce a farmi scorrere dentro la stessa adrenalina che mi hanno smosso gli Holy Martyr. Direttamente da Bologna ecco arrivare un’altra icona del metal italiano, i Rain. Con il loro hard & heavy trentennale di spessore assoluto riescono a far divertire l’intero Live Club, senza fermarsi un secondo e mandando tutti in visibilio. Magnifica la cover dei Cult “Rain”, cantata a gran voce da tutti i presenti,oltre a tutti i classici della band, per poi concludere lo show con la terremotante “Only For The Rain Crew”; uno show assoluto quello riproposto dai Rain, che non ha lasciato superstiti. Oltre ad un sound dalla potenza indicibile i brani stessi forgiati di quel hard & heavy di altri tempi non possono non entrare nella testa dell’ascoltatore e soprattutto non permettono a nessuno di stare fermo. E’ il turno dei piacentini Forgotten Tomb, autori di un black/doom metal molto cupo e dalle atmosfere molto oscure e deprimenti ottimamente riproposti dalla band. Purtroppo, così come per gli Hour Of Penance, anche i Forgotten Tomb non riescono a coinvolgermi più di tanto. Ottima la maestranza nel ricreare tali sonorità, con grande capacità compositiva, ma personalmente, a poco più di metà setlist non sono più riuscito a mantenere l’attenzione focalizzata sullo show. A seguire uno di quei nomi che molti stavano aspettando (me compreso), una leggenda dell’ heavy metal tricolore: Strana Officina. I livornesi salgono carichi come sempre con la distruttiva “King Troll” legata immediatamente al classico “Profumo di Puttana” ed il pubblico va letteralmente fuori di testa creando il primo poghetto della giornata. Non ci sono parole per descrivere questi pionieri dell’heavy metal che nel corso degli anni hanno sempre mantenuto un’altissima dose di umiltà e passione addizionata alla magia dei loro brani che dal vivo hanno sempre saputo colpire ed attrarre. Una setlist d’impatto ha saputo accogliere il pubblico del Live Club, passando anche sull’ultimo album con “Boogeyman” o “Beat The Hammer”, per poi eseguire i grandi classici del calibro di “Non sei Normale” o il toccante combo “Luna Nera”/”Autostrada dei Sogni”. Un’esibizione di altissimo livello si è consumata per lasciare il palco ai portoghesi Moonspell, band molto attesa. Saliti puntualmente sul palco sulle note di “Wolfshade” sfoderano uno show che molto si incentra sui primi lavori; il pubblico è molto numeroso e partecipe alla loro esibizione che si conclude tra i meritati plausi generali con la acclamatissima “Full Moon Madness”.

Siamo a questo punto arrivati agli headliner, i Lordi, band scandinava di caldo hard rock che è stata da molti discussa per la presenza al festival in qualità di band di punta. Vi dirò che personalmente non sono tra i miei ascolti ricorrenti ma che ad ogni modo hanno saputo dar spettacolo con scenette a mò di Alice Cooper e con un rock molto massiccio cantato a gran voce da molti. Il locale era gremito di fan ed anche di coloro che erano incuriositi da questi rocker mascherati; in line up ha figurato per la cronaca un nuovo drummer che è andato a sostituire il precedente deceduto pochi mesi or sono. Con in scaletta brani come “Dynamite Tonite”, “Blood Red Sandman” o l’ anthem “Hard Rock Hallelujah”, la band colpisce a fondo con uno spettacolo di non lunghissima durata ma dal notevole impatto. E’ così, tra i consensi generali che si chiude il Metalitalia.com Festival, evento che ha saputo accontentare i fan di più generi con band di alta qualità e con un’ottima organizzazione. E’ perciò da chiedersi quando sarà possibile assistere ad una seconda edizione…

 

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