Una persona si sveglia, accende la radio e sente: “Happy happy helloween, helloween, helloween…”. Subito dopo un urlo irrompe violentemente e ci introduce al debutto discografico di una giovane band tedesca di nome Helloween, che da lì a qualche anno cambierà profondamente il panorama metal mondiale.
Il gruppo viene fondato dal giovanissimo cantante e chitarrista, Kai Hansen, insieme al batterista Ingo Schwichtenberg, cui si unirà da subito il bassista Markus Grosskopf ed in seguito l’altro chitarrista Michael Weikath.
Questo primo lavoro della band teutonica è assolutamente grezzo e acerbo, data anche la giovanissima età delle quattro zucche di Amburgo. Kai Hansen ha una voce stridula, graffiante anche se imperfetta, letteralmente un principiante per il suo modo di cantare.
Tutto ciò è però congeniale alla musica proposta che presenta dei brani assolutamente diretti e scritti da dei ragazzi che vogliono spaccare il mondo e farsi conoscere. La parola d’ordine è fondalmentalmente aggressività.
Il brano di apertura è veloce e rabbioso in cui la voce squillante e impreparata di Hansen urla a tal punto che sembra non ce la faccia più. La rabbia viene amplicata nelle successive “Murderer” e “Warrior”.
I brani presentano delle graffianti e incisive cavalcate in cui si mettono in bella mostra i due chitarristi Hansen e Weikath che si sfidano a colpi di assoli. La velocità viene, invece, amplificata nella stupenda “Victim Of Fate” che però si interrompe bruscamente nella sua parte centrale in cui Hansen diviene più maligno nel modo di cantare sorretto da una musica che si fa più sinistra e inquietante.
Il mini lp si chiude con una canzone evocativa e dolce, almeno nella parte iniziale, in cui un arpeggio e un assolo epico, ma allo stesso tempo delicato, ci introducono alla seconda parte veloce e furiosa quasi a voler simboleggiare che gli Helloween sono arrivati e vogliono lasciare il segno…

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