E’ sempre un piacere vedere un gruppo italiano che in seguito ad un ottimo demo riesce ad avere la visibilità necessaria ad ottenere un contratto e a vedere distribuito il proprio album; e questo è proprio il caso dei Dynamic Lights che, dopo “Resurrection”, danno alla luce questo “Shape” per l’olandese DVS Records.
Musicalmente parlando l’obbiettivo del gruppo è sempre lo stesso: fare un prog metal raffinato, con arrangiamenti ricercati (spesso basati sul pianoforte di Giovanni Bedetti) e una buona tecnica. Quello che forse è rimasto in secondo piano è la personalità, ed è un vero peccato perchè a mio avviso se fossero riusciti a lasciarsi davvero indietro certi “ricordi” avrebbero fatto uscire un ottimo lavoro sotto tutti i punti di vista. Certo, non è un peccato capitale ispirarsi a gente del calibro di Fates Warning, Pain of Salvation e Dream Theater e in ogni caso il disco resta comunque ampiamente sopra la sufficienza.
Vuoi per la bravura dietro agli strumenti di questi cinque ragazzi, vuoi per la raffinatezza degli arrangiamenti, vuoi per l’energia spesa da Matteo Infante (che a mio avviso è migliorato davvero rispetto a tre anni fa), non è davvero possibile dire che “Shapes” sia un brutto disco. “In the hands of Sirens” nei suoi quasi dieci minuti ha un po’ di tutto: energia, grinta, passaggi lenti e un’ottima comparsata femminile. “Between two parallels” invece ci propone una strofa dal forte sapore “Pain of Salvation”, perdendosi un po’ nel ritornello, mentre “One Thousand Nothing” dopo un inizio in crescendo colpisce l’ascoltatore con uno dei refrain melodicamente più azzeccati di tutto il disco. Il tutto sempre condito dallo squisito lavoro di Giovanni Bedetti, che da il meglio di sè quando si tratta di tessere accompagnamenti al pianoforte, senza mai dimenticare il più moderno sintetizzatore. Ed è proprio la parte tastieristica, più che la chitarristica, a fare da collante fra i vari pezzi che i Dynamic Lights ci propongono e a dare la…forma a “Shape”, creando un disco ben suonato ma che non deve per forza fare sfoggio di tecnica fine a se stessa per stupire.
E questo è, dal mio punto di vista, un pregio che va tenuto in conto nella valutazione di un disco che, alla fine dei conti, può essere visto comunque come un buon debutto. Con la speranza che con il prossimo disco i Dynamic Lights possano davvero fare quel piccolo salto in avanti che li porterebbe su ben altri scenari.

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