Prova del tre per i progsters Svedesi Andromeda, la band infatti dopo lo sbalorditivo album di debutto “Extension of the Wish” è andata vicino a bissarne il successo critico con il secondo ottimo “II = I” per approdare nuovamente nei nostri impianti stereo con il recentissimo “Chimera”.
Ma fissiamo un paio di paletti prima: gli Andromeda sono un gruppo dedito ad un Progressive metal potente e trascinante, gruppo che vanta tra le sue file ottimi musicisti e nello specifico Johan Reinholdz ne è il migliore esempio: polivalente ed estremamente versatile, il chitarrista (ma anche tastierista e bassista all’occorrenza) è dotato di grande talento e di uno buon gusto compositivo; non a caso il giovane nordico è anche il membro più attivo della formazione, dividendosi tra (oltre alla sua band madre) Opus Atlantica, Skyfire e Nonexist (due bands i quali generi musicali hanno non proprio molto a che vedere con gli Andromeda – escludendo i primi nominati).
Forse proprio questi generi e le relative influenze hanno fatto sì che “Chimera” sia finora l’album musicalmente più completo ed “aperto” a nuovi orizzonti: di fatti durante i 62 minuti d’ascolto si susseguono ed amalgamo montagne di spunti ed idee per l’appunto non tutte prettamente di scuola Progressive, ma tutte degnamente incastonate tra loro e magistralmente orchestrate.
In tutto questo c’è però l’altra faccia della medaglia: il fattore “nuove ispirazioni” ha fatto sì che la band ampliasse i propri orizzonti ed inglobasse nuovi spunti musicali, ma anche che le strutture prettamente progressive si alleggerissero in maniera piuttosto sentita; per fare un esempio potrei lontanamente accennare ad un paragone tra il percorso musicale degli Andromeda e quello dei Dream Theater: entrambi i gruppi hanno effettivamente intrapreso una via sonica più accessibile ad una cerchia di ascoltatori più ampia…
Paragonando “Chimera” al debut album “Extension of the Wish” la differenza è palese, non ci si può nascondere dietro ad un dito: le tracce, seppur ottimamente arrangiate ed eseguite, suonano quasi troppo moderne rispetto a pochi anni fa, molto più pesanti, con passaggi azzardati per il genere nel quale gli Andromeda si cimentano.
Con questo non intendo assolutamente dire che il Prog Metal debba rimanere recintato da regole musicali, anzi, come il nome stesso del genere suggerisce dovrebbe essere proprio il contrario, certamente però quest’evoluzione, considerabile dai più puristi un’involuzione, è una potenziale arma a doppio taglio, in quanto sì che l’innovazione è motivo di vanto, ma non sempre e/o per forza (Dream Theater su tutti oserei dire).
Ciò non significa però che ci si trovi davanti ad un album inferiore alla media o poco gradevole, per quanto mi riguarda quest’ultimo capitolo discografico degli Svedesi rimane attualmente uno dei tanti tasselli (che non brilla né più né meno di altri) da aggiungere al grande puzzle del panorama metallico 2006.
In conclusione potrebbe darsi che non tutti i fans degli Andromeda apprezzino questo capitolo discografico, men che meno coloro che ammaliati da “Extension of the Wish” e/o da “II = I” hanno atteso per tre anni questo “Chimera”.