Destano sempre una certa curiosità le female band. Vuoi per un certo maschilismo di maniera che domina l’ambiente musicale, in particolare quello del rock duro, vuoi per i soliti pregiudizi duri a morire, le donne in musica finiscono con l’essere spesso considerate alla stregua di un fenomeno da baraccone o, nei casi migliori, giudicate con malcelato scetticismo.
Quattro anni sono un arco di tempo non trascurabile, per una band dedita più ad un primordiale rock n’roll che non a chissà quali divagazioni sonore. Evidentemente non stiamo parlando dei Pink Floyd, o dei Rush. Non si può dire che le quattro bambole di Stoccolma siano rimaste con le mani in mano: forti di prestigiose collaborazioni, hanno intensificato l’attività live guadagnandosi numerosi gettoni di partecipazione ai vari Open Air di tutto il mondo. Quattro anni per capitalizzare questa preziosissima gavetta in quella che è la prova più difficile per qualsiasi gruppo musicale di questa terra: il secondo disco.
Preceduto dallo scoppiettante singolo “Sex Action”, come era lecito aspettarsi,’Til death do us party’ non si discosta molto dal sound del suo predecessore. Brani omogenei per qualità e struttura, roboanti chitarre, chorus accattivanti, produzione tendente al moderno. Se sia un male o un bene, è difficile dirlo. Le qualità richieste dal genere musicale proposto ci sono tutte: trascinante, accattivante, aggressivo e al tempo stesso molto studiato in fase di produzione. Un lavoro potenzialmente ottimo come sottofondo per una festa fra amici, la stessa festa cui il titolo fa riferimento e che è forse la vera essenza della proposta delle Crucified Barbara. Le quali peraltro, non mancano di farsi guidare da due ospiti illustri come Phil Campbell e Mats Leven (quest’ultimo anche in veste di produttore), che nel complesso aggiungono poco ad episodi già di per sè interessanti come Can’t Handle Love, Pain And Pleasure, Dark Side o la radiofonica power ballad Jennifer, cointerpretata dallo stesso Leven.
Nessun miracolo quindi, nessuna pretesa di trovarsi davanti a qualcosa di epocale: le Crucified Barbara percorrono sentieri già battuti, ma lo fanno con la consueta sicurezza e sfrontatezza che si richiede alle rock n’roll band e, particolare non meno importante, con la giusta dose di ironia.
Potete chiedervi se può avere un senso un disco come questo nel 2009, se e quanto peso eventualmente abbia avuto la buona parola di nonno Lemmy, se il segreto della loro notorietà non dipenda anche da un innegabile fattore estetico; potete chiedervi questo ed altro ancora, resta il fatto che togliere questo CD dal vostro lettore sarà un’impresa tutt’altro che scontata.

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