Finalmente fuori “The Radio Waves Goodbye”, il tanto atteso progetto solista del fenomenale John Macaluso. Il batterista che, tra gli altri, ha collaborato con i vari Masi, Malmsteen, Ark e TNT percorre una strada del tutto personale, coadiuvato da una pletora di ottimi musicisti tra i quali figurano veri e propri big come James Labrie e Mike Di Meo (Riot, Masterplan) alla voce, Chris Caffery, Jack Frost, Vitalij Kuprij, Randy Coven ed Alex Masi agli strumenti.
Talento a profusione, dunque, per un contesto sonoro che di certo non disdegna un approccio decisamente tecnico alle composizioni, ricco di sfumature musicali e difficilmente assimilabile durante i primi ascolti. Macaluso e soci, difatti, si cimentano in un prog molto roccioso ed articolato, che prevede il predominante utilizzo di tempi medi (o comunque non veloci) e di un’abbondante dose di atmosfera seventies. Un platter estremamente vario e multiforme, comunque, in cui i pattern di batteria di Macaluso si segnalano per una complessità di fondo davvero imbarazzante e dove ogni singolo episodio è, fondamentalmente, parte a se stante di un tutto in continuo mutamento. L’iniziale “Soul In Your Mind”, ad esempio, assume sembianze sonore e melodiche che non verranno più riscontrate in “The Radio Waves Goodbye”, mentre altri pezzi come “Mother Illusion”, “Gates To Bridges” e la bellissima “Prayer Pill” rappresentano sfumature diverse di una stessa matrice sonora. Ancora diversi, poi, episodi come “Shimmering Gray” e “Away With Words”, assolutamente retrò nei rimandi musicali, “Pretzel” e “The Six Foot Under Happy Man”, che rappresentano il lato più giocoso e forse meno interessante del disco, “T-34” e “Things We Should Not Know”, che al contrario affondano le proprie radici nel prog più articolato e cerebrale. Un disco molto vario, come si diceva, caratterizzato però da una costante qualitativa davvero encomiabile e ricco di sfumature musicali che si riescono ad apprezzare, purtroppo, solo dopo una lunghissima serie di ascolti.
I primi approcci a “The Radio Waves Goodbye” possono creare qualche problema di intesa poi, col passare del tempo, le cose migliorano inesorabilmente e si inizia a penetrare la spessa cortina di tecnicismo che pervade l’intero lavoro. Il resto è puro godimento…

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