In occasione dell’uscita di “Iconoclast”, il nuovo album dei Symphony X, abbiamo contattato il disponibilissimo chitarrista della band Michael Romeo.
Ecco il resoconto della nostra chiacchierata!
Iniziamo parlando del nuovo album: perché un titolo come “Iconoclast”? E’ un concept album che in qualche modo riguarda la religione?
Abbiamo cercato di trovare qualcosa di nuovo con questo disco, in termini di suono, diversi umori… Ho composto un paio di canzoni che però avevano lo stesso stile di “Paradise Lost”, molto pesante… Quindi alla fine non sapevamo ancora che stile potesse avere “Iconoclast”.
Riguardo ai temi delle liriche abbiamo deciso di trattare l’argomento “uomo contro macchina (o tecnologia)” o qualcosa del tipo “le macchine prendono il controllo”, qualcosa di “meccanico”. Quindi per quanto riguarda la musica abbiamo deciso di incorporare questi elementi “meccanici” con un suono un po’ più aggressivo e, cercando di trovare un titolo scorrendo le varie canzoni, ci siamo soffermati su “Iconoclast” che ha come tema il fatto che le macchine hanno rivoluzionato il modo di compiere ogni cosa. Quindi non penso che abbia un significato che riguardi prettamente la religione, ma un significato più generale, come qualcuno che cerca di abbattere un qualcosa di imposto, un credo imposto, perciò è da intendere come un modo per cercare di vivere la nostre vite, che sono comunque condizionate da tutta questa tecnologia. Abbiamo generalizzato un po’ il significato e penso sia interessante.
Il significato di “iconoclasta” è riferito ai giorni nostri? Ha per caso a che vedere con lo status vivendi americano?
No, riguarda tutti. Riguarda la vita di tutti i giorni, in tutti i posti, che è appunto molto cambiata a causa della tecnologia. Intendo, guarda solo come interagiamo ora, messaggiando ed essendo connessi ovunque digitalmente. Abbiamo cercato di trattare l’argomento guardando sia gli aspetti positivi che quelli oscuri di tutto ciò. È stato piacevole lavorare su questo aspetto ma prima di tutto è venuta la musica: dobbiamo prima cercare di trovare qualcosa di interessante dal punto di vista musicale, poi le liriche sono una conseguenza. Abbiamo cercato di trovare qualcosa che ispirasse l’intero disco: è iniziato da una mia idea poi abbiamo iniziato a mettere il tutto in musica prendendo anche questi elementi meccanici. Ci sono certi ritmi che richiamano parti meccaniche come suoni di orologio e cose di questo tipo che danno un suono più artificiale e più crudo.
Musicalmente il disco è in linea le vostre ultime produzioni. Ci sono molti pezzi di impatto bastati un un groove heavy tra chitarre e sezione ritmica. Sei d’accordo?
Sì, certo. Credo che con gli ultimi dischi siamo tornati a un suono più heavy, che è quello con cui siamo cresciuti. Ho iniziato a suonare la chitarra ascoltando questo tipo di musica. Sono cresciuto con band come Black Sabbath, Judas Priest e Iron Maiden, quindi questo suono è ancora parte di me. Credo che con gli ultimi due dischi sia venuto fuori in maniera più evidente e penso sia come una specie di evoluzione naturale. I primissimi dischi erano influenzati in parte da uno stile neoclassico e sempre con influenze progressive, con qualche disco più progressive e qualcun altro più pesante. Negli ultimi i riff pesanti hanno fato da base ritmica e linea guida per le canzoni. E abbiamo lasciato che venissero così perché è una parte di noi. Quindi, come sai, abbiamo utilizzato questa idea per “Paradise Lost” e “The Odyessey” – sai che “Paradise Lost” è molto oscuro e “The Odyssesy” epico e maestoso; quindi come chitarrista ho dovuto essere più duro, più dark, anche con questo disco, vista il tema della macchina. Sì ha un suono piuttosto aggressivo. Sai, noi dobbiamo fare quello che riteniamo giusto e credo che abbiamo trovato qualcosa di interessante su cui lavorare grazie a questo concept.
Non credi che lasciando più spazio alle tastiere l’impatto melodico e l’ascolto ne guadagnerebbero?
No, non credo, anche perché ogni cosa ha il giusto spazio. Ci sono canzoni in cui c’è molto piano e la chitarra lo accompagna. Non pensiamo che la chitarra va meglio per le parti più haeavy, mentre par altre parti sono meglio le tastiere ecc… Per noi il discorso è se il brano funziona o meno. Non pensiamo a cose del tipo “qui dovremmo fare questo o quell’altro”, noi facciamo qualcosa solo se ci piace, e se va bene continuiamo in quella direzione.
Parlando dei vecchi dischi dei Symphony X, a quale sei più legato o quali pensi che siano stati i vostri più importanti?
Probabilmente “The Divine Wings Of Tragedy” perché penso che con quel disco…beh lo considero come il nostro primo disco anche se il realtà è il terzo. Il primo è poco più che un demo mentre nel secondo stavamo ancora cercando la nostra identità a livello di band; dovevamo ancora conoscerci e sviluppare un nostro suono. Credo che con il terzo disco, appunto, riuscimmo a conseguire tutti questi obiettivi. Ci sono pezzi heavy in quel disco, pezzi progressivi e pezzi lunghi e epici. Quindi credo che quel disco rappresenti quello che veramente volevamo essere, e quello che siamo ora. Credo che ogni cosa sia nata da quel disco. È stato assolutamente un disco importantissimo per noi. Puoi sentire parti acustiche e progressive, come in The Accolade, e molti riff pesanti come in Of Sins And Shadows e poi c’è un pezzo lungo ed epico come The Divine Wings Of Tragedy: The Odyssey viene da lì. Quindi con “The Divine Wings Of Tragedy” definimmo il nostro percorso artistico. Penso che in quel disco ci sia un po’ di ogni nostro seguente album. Con quel disco abbiamo stabilito il nostro sound e la nostra direzione.
Hai mai pensato di riregistare qualche pezzo del primo album con la nuova line-up?
Avevamo parlato di riregistrare qualche vecchia canzone. Sì, c’è stato un periodo in cui ne parlavamo. Pensavamo potesse essere divertente ma, come ti ho detto, col primo disco stavamo cercando ancora una nostra identità e lo registrammo piuttosto in fretta. Ora badiamo molto ai dettagli e penso che il nostro approccio al songwriting sia molto migliorato. Quindi, guardare indietro al primo disco potrebbe essere divertente, ma è meglio guardare avanti, al futuro e concentrare le nostre energie su cose nuove, come questo nuovo album. Mi piace questo disco, è il mio preferito finora! Ogni cosa di esso mi soddisfa: dall’atmosfera alla registrazione. Ogni cosa è venuta davvero bene. Quindi ora siamo molto concentrati su questo nuovo disco.
Recentemente avete suonato al Power Of Metal Fest con i Nevermore. Come è andata? Puoi raccontarci qualcosa di questo tour?
Beh…quando accettammo di prendere parte al Power Of Metal Fest (mesi fa), pensammo che il nuovo disco potesse già essere pronto, ma non fu così. Quindi decidemmo di intraprendere il tour anche senza un nuovo disco da presentare. Ma il Power Of Metal è un festival, non un nostro tour da headliner quindi non abbiamo dovuto presentare molte canzoni nuove, per cui non ci sono stati problemi.
Lo cosa divertente è stata comunque avere l’opportunità di testare del nuovo materiale. Abbiamo optato per canzoni piuttosto brevi, con dei cori memorizzabili dopo un unico ascolto: abbiamo scelto The Age Of Innocence e Dehumanized. La reazione è stata molto positiva ogni sera lì in Europa e ora stiamo ottenendo un ottimo resposno anche negli USA. Il Power Of Metal è stato proprio piacevole. Come ho già detto la parte divertente è stata notare la reazione per le nuove canzoni. Inoltre conosciamo da tempo i Nevermore. Io e Jeff [Loomis, ormai ex chitarrista dei Nevermore, ndPerf] siamo amici, ma anche con gli altri ragazzi della band. È stato bello stare con questi ragazzi. Pensavamo di averli in tour anche negli USA ma sfortunatamente ci sono state delle tensioni durante il tour e come sai, adesso Jeff e Van sono fuori dalla band quindi i Nevermore non hanno potuto continuare il tour con noi. Non so esattamente cosa sia successo ma è stato uno shock! Sono dei bravi ragazzi ma era evidente che c’erano dei problemi… In ogni caso il tour con loro è andato molto bene, ci siamo divertiti!
Adesso che uscirà il vostro nuovo disco farete un tour da headliners in Europa?
Yeah! Il nuovo album uscirà a giugno e per il resto dell’estate ci prepareremo per organizzare una grande setlist con molte nuove canzoni per un nuovo tour da headliners. Credo che torneremo in Europa per settembre/ottobre per il nostro headliners tour. Sì torneremo presto!
Nel 2001 avete registrato un live album, non pensi che sia ora di pubblicare uno show dei Symphony X su DVD?
È qualcosa di cui abbiamo già discusso tra noi. Come per ogni cosa vorremmo farlo al meglio delle nostre possibilità e stiamo valutando ogni posto e la giusta location…insomma cose di questo tipo e una grossa produzione onstage. Credo che a questo punto della nostra carriera abbiamo i mezzi giusti per fare tutto ciò, quindi sì, è qualcosa a cui stiamo lavorando.
Un’ultima domanda: chi sono i “bastardi delle macchine”?
[ride, ndPerf] Credo che tutti noi lo siamo! Generalizzando: le macchine e la tecnologia sono ovunque e alla portata di tutti…quindi tutti noi siamo i figli bastardi delle macchine!
Ok Michael, grazie, l’intervista è finita, terminala come preferisci.
Un grosso grazie a tutti i nostri fans e a tutti quelli che ci hanno supportato al Power Of Metal tour, non vediamo l’ora di ritornare con i nuovi brani! Sono sicuro che sarà fantastico e ringrazio ancora i fans per la pazienza di averci aspettato. Ci siamo presi del tempo per questo nuovo disco e ci siamo impegnati molto per scrivere un grande album. Il disco uscirà anche come un doppio album della durata di circa 85 minuti e credo che i fans lo apprezzeranno davvero. Non vediamo l’ora di ritornare in autunno e di incontrare tutti questi ragazzi!