“The Funeral Abum” non è solo ed esclusivamente l’ennesima conferma da parte dei Sentenced di una forte predilezione per le tematiche funeree trattate, talvolta anche con toni ironici, nei lavori del passato; nelle tre parole scelte per intitolare questo disco, infatti, è racchiuso un vero e proprio addio. Un congedo dalle scene musicali già da qualcuno ipotizzato alla vigilia del precedente “The Cold White Light”, ma mai visto come qualcosa di concretizzabile dato anche il buon successo della band. La formazione finnica, invece, stupendo alcuni e procurando piacere a (molti) altri ha deciso di terminare definitivamente una carriera ultradecennale con “un’esequie” che ricalca tutto il suo, ormai inconfondibile, stile.

Lo scarno ed essenziale artwork, ancora una volta ad opera del batterista Vesa Ranta, ricalca alla perfezione quello che è lo spirito dell’opera in oggetto. Un disco semplice, quieto che, nonostante i temi sempre foschi e rilassati, riesce a risultare in ogni istante genuino e piacevolmente naturale. I cinque musicisti finnici se ne vanno senza mai spingere il piede sull’acceleratore consci di non potere, con un solo ultimo disco, nè conquistare nuovi seguaci nè guadagnare punti da chi li ha da sempre, ingiustificatamente, gratuitamente criticati. Il groove efficientemente ruffiano e di mestiere che aveva impreziosito il disco precedente viene parzialmente assorbito dalla voglia di non apparire suonando, forse per la prima volta, realmente tristi per un ciclo che si conclude. Pur infierendo sulla varietà e sul tasso di attenzione del disco, a giudizio di chi scrive inferiore ai suoi due predecessori, i mid tempo e le ballad in stile “No One There” che occupano la maggior parte delle composizioni della tracklist sono quanto di meglio si potesse scegliere come “testamento”. In quest’ottica non devono e non possono destare meraviglia i cinquantanove secondi di black/death dalle tinte melodiche di un brano come “Where Waters Fall Frozen Mint” in cui il gruppo, con il peso dovuto, rende il giusto tributo al passato da cui ha avuto origine l’avventura di nome Sentenced.

Com’è giusto che sia, pur ascoltando più volte le tracce contenute in “The Funeral Album”, è pressochè impossibile notare spunti stilistici e compositivi che ne rendano succulento il contenuto per chi non è mai riuscito a digerire la band. Una calata di sipario, una fotografia, un ricordo per chi li ha amati e di certo non si farà scappare l’occasione di farlo proprio.

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