Forti di un accordo discografico con la francese Deadsun Records, che dovrebbe finalmente garantire quella spinta a livello mondiale che è sempre mancata in tutti questi anni passati nel purgatorio del nostro underground, tornano in pista gli emiliani Rain con questo solido “Headshaker”, disco ricco di brani immediati e coinvolgenti che ancora una volta strizzano in maniera evidente l’occhio agli schemi e alle sonorità classiche degli anni ’80.
Potrei ora iniziare la solita interminabile tiritera se abbia ancora senso suonare questo tipo di musica al giorno d’oggi e cose simili, discussioni che sinceramente non mi hanno mai interessato e che, dividendosi quasi equamente le ragioni, lascerebbero anche questa volta oppositori e sostenitori dei due pensieri nelle stesse opinioni iniziali. Se da un lato infatti si può convenire con i primi che le undici tracce di questo disco, ripresentando ogni cliché dei tempi aurei, non offrono fondamentalmente niente di nuovo al nostro genere, dall’altro non si può che essere d’accordo con i secondi che il principale scopo dei gruppi degli anni ’80 e di quelli che vi si ispirano sia quello di divertire e far scorrere vertiginosamente l’adrenalina nelle vene dell’ascoltatore, cosa che i brani in questione, con la loro freschezza e vitalità (che molte altre release di questi giorni neanche lontanamente si sognano), sicuramente fanno.
E allora? Allora se siete tra i paladini delle nuove tendenze o tra gli annoiati del tran tran musicale, sempre a caccia di innovazioni e sperimentazioni per trovare di qualche gradimento i dischi che comprate, astenetevi anche dal semplice ascolto di questo disco; se invece non appartenete alle precedenti categorie allora ascoltate tranquillamente questo “Headshaker” e troverete pane per i vostri denti passando tre quarti d’ora a chiedervi perchè in Italia un gruppo del genere, attivo da ben 23 anni, non goda ancora della notorietà e dello spazio che sicuramente merita.
Brani dalle melodie assassine (“Face The Blizzard”) e più sostenuti e “classicamente” metal (“Headshaker”, “Blood Sport”) si alternano con altri più cadenzati ed epici (“Viking”) o divertenti e imprevisti (il rock’n roll di “Yellow Putrefaction”), dando vita ad un disco dal sound potente, trascinante e convincente, ad un’incredibile carica di energia e a un entusiasmo contagiante.
Ben curata anche la traccia multimediale presente nel cd, che oltre alle classiche note biografiche/discografiche e ben 30 minuti live registrati nelle esibizioni a supporto del tour italiano di Paul Di Anno del 2001 (che vi faranno rimpiangere di esservele perse), mostra forse meglio di ogni altra cosa la passione e il cuore che questi cinque musicisti continuano a mettere nella loro musica.
“Headshaker” non è certo il disco che cambierà la storia della nostra musica, nè del resto voleva esserlo, ma è senza dubbio un disco che vi consiglio di non farvi scappare e che spero possa finalmente dare ai Rain il giusto spicchio di luce che meritano ormai da anni.

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