Un disco strano, questo. Non per il genere particolarmente rivoluzionario, ma per come si è fatto strada nei miei ascolti.
A primo acchito, complice una melodica opener come “Calling from hell”, ho pensato subito all’ennesimo gruppo di power improntato ad una matrice tedesca, per poi bollarlo ai successivi ascolti come mattone un po’ poco digeribile. Ma nonostante tutto, e grazie a un più attento ascolto in cuffia, è emersa la vera anima di questo disco, un’anima aggressiva e traboccante di energia. Gus è un vero e proprio macina-riff e, complice una produzione di livello davvero elevato, il risultato ha sì un che di teutonico ma il rimando principale sembrerebbero proprio essere i Rage di Peavy Wagner piuttosto che gli ormai abusati Helloween.
A prova di ciò ci sono canzoni come l’ottima “Night of the Storm” o l’altrettanto bella “Forgotten Soul”. Ma quando il CD arriva alla traccia 10, la title track “Regressus – Lost in Time”, si fanno sentire riffing e drumming da far quasi impallidire gli Iced Earth in quanto a violenza e precisione. E forse non è poi così casuale che nel testo della canzone sia presente la frase “vengeance is mine”. Ma i Mystic Prophecy sono caratterizzati da aperture melodiche e assoli canticchiabili che nel gruppo americano di Jon Schaffer non sono presenti, e questa è una differenza di importanza fondamentale.
In “Sign of the Cross”, sempre per rimanere in tema “coincidenze” invece il ritornello non può non fare venire in mente, forse proprio per il testo, gli Iron Maiden dell’era Blaze.
Le somiglianze, per carità, sono solo a livello di feeling generale visto che nel resto della canzone, specialmente nelle strofe, le strade seguite dai due gruppi sono ben differenti, coi Mystic Prophecy a calcare un sentiero più duro e roccioso, fatto di riff e ritmi cadenzati, a tratti marziali. Nota di merito particolare va a R.D. Liapakis, già cantante dei Valley’s Eye, che tiene linee vocali mai
banali per tutti i cinquanta minuti di durata dell’album, e può esibire un timbro graffiante e carico di pathos, che si sposa alla perfezione col sound cupo e “oscuro” del gruppo.

Personalità, buona tecnica, aggressività e melodia: cos’altro chiedere ad un gruppo che fa uscire un disco di power metal in questo millennio? Nulla, e infatti i Mystic Prophecy riescono alla perfezione in questo tentativo e si meritano sicuramente un ascolto. Anzi, qualcuno in più se i primi non dovessero convicervi appieno.

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