Il periodo 2005/2006 per i Mnemic non è stato uno dei più fortunati: per prima cosa, l’abbandono da parte del loro cantante Michael Bogballe, l’arrivo dell’ex Transport League/B-Thong Tony Jelencovich che abbandona il posto dopo pochi mesi con conseguente rinvio delle registrazioni, per entrare a far parte degli Angel Blake. Fortunatamente tutto si sistema per il meglio, così dopo un periodo di prova verificatosi durante il tour in compagnia dei Soilwork, Mircea & co. accolgono in pianta stabile Guillaume Bideau, cantante proveniente dagli Scarve ( ottima band transalpina autrice del bellissimo “Irradiant”, un album che vi consiglio vivamente ) dando definitivamente il via alle registrazioni di quello che è il loro terzo album, dal titolo “Passenger”.
Nonostante le buone premesse che hanno accompagnato l’uscita di questo album, complice solita esaltante campagna pubblicitaria per opera della Nuclear Blast, non possiamo parlare di album della svolta. Lo stile non è per niente mutato, il classico mix di Meshuggah, Fear Factory e Strapping Young Lad, suonato bene e registrato in maniera impeccabile ma ahimè sterile nei contenuti e per certi versi confusionario a causa di continui cambi di tempo che se avevano senso al debutto, risultano poco digeribili almeno per chi non è addentrato in questo tipo di sonorità. Un album che nonostante un buon numero di canzoni, tra le quali il singolo “Meaningless”, “In control” “Psykorgasm” ( che vede la partecipazione al microfono dei “baronetti” del metal estremo Shane Embury e Jeff Walker, quest’ ultimo ancora in splendida forma nonostante sia fuori dalla scena estrema da quasi dieci anni ) “The eye on your back”, e la prestazione più che valida del nuovo cantante, non va oltre la sufficienza. Complice anche la produzione troppo “americana” per opera di Christian Olde Wolbers dei Fear Factory, che fa sembrare i Mnemic un gruppo come tutti gli altri. Il mio giudizio non vuole essere del tutto negativo, visto che gli spunti positivi non mancano, ma da una band ben rodata come i Mnemic era lecito doversi aspettare di più invece che di un album professionale e di mestiere.

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