“Gealtacht Mael Mordha” segna il ritorno sulle scene di Rob e compagni, da tempo alfieri di un certo modo di concepire cultura, tradizione e narrativa in un concentrato di sonorità da loro stessi ribattezzato gaelic doom metal.
Dopo “Cluain Tarbh” del 2005, i Mael Mordha si spingono ancora oltre con questa ultima fatica discografica, immancabilmente concepita e legata alle antiche leggende della vecchia Irlanda. Dal punto di vista stilistico, poco o nulla è cambiato rispetto al precedente lavoro, con la solita base doom a fare da tappeto ad incursioni più o meno velate di folk e musica pagana, soluzioni anche aggressive e piccoli inserti di piano. La voce del mastermind Rob, poi, dona al tutto un vago senso di drammaticità e pathos, perfettamente calata nella parte di colei che decanta storie ed avvenimenti passati.
“Gealtacht Mael Mordha”, oltre a far sfoggio di una cover davvero eccezionale, può contare dunque anche su una varietà di fondo davvero invidiabile, che catapulta i Mael Mordha al di fuori del movimento doom propriamente inteso. La loro proposta, se inquadrata da diverse angolature, nasconde un’infinità di sfumature e sottigliezze che, durante i primi ascolti, possono facilmente perdersi tra la corposità di un’opera che comunque supera abbondantemente i quaranta minuti di durata presentando solamente sette brani. Una preminenza lirica e musicale che evidenzia, inoltre, come la band si sia concentrata sulla ricerca di sound molto personale e piuttosto massiccio, in grado di sfoggiare, all’occorrenza, anche un’attitudine decisamente epica e ieratica. Esempi musicali di quanto finora detto a parole, le due perle di questo lavoro, “The Struggle Eternal” e la conclusiva “Minions Of Manannan”, che in soli quattro minuti mette in mostra tutti gli elementi cardine della proposta dei Mael Mordha. Insomma, un ritorno discografico più che gradito, lontano dai soliti schemi del doom più isolazionista e concettualmente davvero interessante…