Le insalate musicali nel panorama metal odierno, si sa, fanno tendenza ma la generazione di un “disco ibrido” degno è qualcosa di delicato, non semplice e destinato a menti decise sull’obiettivo da perseguire. In caso contrario, infatti, si rischia di cadere in dischi come questo “Seeds Of Pain” in cui, tra le poche caratteristiche salvabili, rientrano qualche sporadica ed isolata idea ed il coraggio di averci provato. Bottino piuttosto effimero ed esiguo per una band di talento come quella in questione.

A giudicare da quanto emerge dai nove brani contenuti in questo debutto discografico dei Kragens le intenzioni dei cinque ragazzi appaiono alquanto rischiose e pretenziose. Far convivere, infatti, senza stonature in un solo disco, qualunque salsa in cui sia stato proposto il thrash metal fino ad oggi con influenze e passaggi heavy, è qualcosa di piuttosto utopistico. Dissociare un ascoltatore in quaranta minuti con suoni che provengono talvolta dall’integrazione col death del sound svedese, in altri casi dall’immediatezza della Bay Area, passando per tributi alquanto espliciti a Maiden, Nevermore e Meshuggah, non riesce a risultare salutare all’integrità del disco neanche dopo ripetuti ascolti.

Le qualità dei singoli ottimi musicisti, coadiuvate da una buona produzione, aiutano “Seeds Of Pain” ad emergere con decisione dalla mediocrità e di salvare il salvabile. Purtroppo per loro, però, nonostante la presenza di una sezione ritmica efficace, dinamica e sorprendente e di una prova vocale davvero stupefacente (malgrado ci sia qualcosa da rivedere nella pronuncia ancora troppo influenzata dall’accento francese), la sensazione ogni volta che si giunge alla fine della corsa è quella di aver assistito a qualcosa che lascia ancora a bocca asciutta.

Nessun brano, preso singolarmente, risulta inutile o particolarmente inoffensivo ma una continuità inesistente tra gli episodi e un’organicità rasentante lo zero assoluto sono pecche un pò troppo pesanti per un lavoro del genere. E’ proprio in questo caso che entra in gioco la decisione verso uno scopo da conseguire auspicato nell’antifona alla recensione: tentare di forzare, con episodi mal coordinati, la pazienza di chi ascolta per apparire a tutti i costi originali vuol dire aver provato a giocare con il fuoco. Spesso chi gioca col fuoco si scotta: se i Kragens sentiranno abbastanza dolore il successore di “Seeds Of Pain” potrà meritarsi un bel po’ di attenzione.

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