In una ventosa e gelida giornata di fine Febbraio, ho avuto la possibilità di intervistare a Milano il chitarrista e mente dei Kamelot, Thomas Youngblood: nonostante fosse influenzato, Thom è stato molto cordiale e disponibile nel rispondere alle domande sul nuovo “The Black Halo” e non solo.
Buona lettura.
Ciao Thomas! In settimana ho ricevuto il promo di “The Black Halo” ed in questi giorni l’ho ascoltato diverse volte: vorrei anzitutto complimentarmi dato che lo trovo un buon album, che credo cresca con gli ascolti. La prima domanda che vorrei farti è: cos’è il “Black Halo”?
Ti ringrazio molto! L'”Halo” è l’aureola, quella che solitamente hanno gli angeli nelle raffigurazioni… il “Black Halo” si riferisce a una persona che vedi e ti sembra un angelo, una persona buona… ma in realtà è un individuo malvagio, all’apparenza positivo ma che dietro le quinte in realtà fa del male.
E la copertina dell’album, che cosa rappresenta?
La copertina è un riferimento diretto a uno dei personaggi principali, Helena, che nella prima parte della saga di “Epica” si è annegata nel fiume… la copertina raffigura quello.
Il colore predominante delle vostre copertine è sempre stato il violetto o il blu… la nuova invece è sul marrone/rossiccio scuro. Questo cambiamento ha un significato particolare?
In realtà la copertina originale era sempre sul violetto/bluastro, ma sembrava come dire… troppo “amichevole”. Quindi lavorandoci su un po’ con Photoshop siamo arrivati a questo colore rosso scuro, quasi borgogna, che rendeva molto di più.
In effetti si intona meglio anche con il titolo, che di per se già rimanda ad atmosfere più torbide..
Si, esattamente, si adatta meglio al titolo, alla storia, ai testi dell’album. L’idea originale era di tenere il violetto ma devo dire che la copertina così è veramente molto più bella. Direi che è la mia copertina preferita dei Kamelot finora!
So che avete girato due video per il nuovo album, “The Haunting” e “March of Mephisto”: cosa mi puoi raccontare a proposito?
Si! Dunque, abbiamo lavorato con un ragazzo di nome Patric Ullaeus, che ha una compagnia chiamata Revolver Films ed ha firmato gli ultimi video di Dimmu Borgir, Lacuna Coil, In Flames… ed è veramente un bravo regista. Gli piacevano le canzoni e a noi piacevano le sue idee, quindi abbiamo deciso di lavorare insieme. Su “March of Mephisto” compare come ospite Shagrath dei Dimmu Borgir, inoltre esistono due versioni del video: la “extreme version” con un sacco di fuoco, fiamme, sangue e scene di impatto, e un’altra che è probabilmente quella che verrà trasmessa in genere, un po più “tranquilla” ma sempre suggestiva.
“The Haunting” invece vede la presenza di Simone Simons, la cantante degli Epica. Entrambi i video sono venuti benissimo! Sono molto soddisfatto… dovrebbero iniziare a circolare per la fine del mese.
Ho visto che Jens Johansson compare su due canzoni del nuovo album… come è nata questa collaborazione? E’ un amico del gruppo?
In realtà no, è stato Sascha (Paeth, ndr) a contattarlo, loro due avevano lavorato insieme recentemente per il progetto AINA, così ci siamo incontrati e abbiamo registrato delle parti che trovavamo suonassero bene. E’ stato forte.
Le registrazioni dell’album sono state fatte ai Morrisound Studios, che ormai sono quasi diventati una “istituzione”… com’è registrare in degli studi così rinomati, quasi leggendari?
Beh, è un’esperienza… in realtà già dieci anni fa registrammo il nostro demo come Kamelot ai Morrisound, e per noi fu eccezionale. Gli studios hanno visto passare un sacco di grandi personaggi, Ozzy, Savatage, Crimson Glory, Robert Plant, le band death metal americane… abbiamo lavorato con Jim Morris su questo album, oltre ovviamente a Sascha (che si è occupato della produzione) e a Miro. Sono degli studios eccezionali, e lavorare lì è veramente grandioso.
Quando devi comporre, ti chiudi in una stanza e aspetti che arrivi l’ispirazione, oppure non ci pensi, fai tranquillamente le faccende di ogni giorno e poi ad un certo punto ti viene la folgorazione ed inizi freneticamente a cercare una chitarra o un registratore?
(ride) Mmmm, direi un po’ tutti e due. Spesso comunque ci troviamo tutti insieme, e parliamo delle nostre idee ed iniziamo a lavorarci su e a “costruire”… è un po’ come costruire un grattacielo!
E riguardo alle orchestrazioni che mi dici? Chi se ne è occupato?
Alle orchestrazioni come già in passato ha lavorato Miro: fondamentalmente noi gli diamo l’idea di ciò che vogliamo, una linea di tastiera, gli accordi fondamentali, e lui è capace di tirare fuori le orchestrazioni più adatte, con tutti gli strumenti, archi eccetera… è veramente molto bravo.
Avevo letto in una vecchia intervista che, per esempio, l’outro di “The Shadow of Uther” (su “The Fourth Legacy”, per me il miglior album dei Kamelot, ndr) è principalmente opera di Miro.
Quella parte è eccezionale, si fonde benissimo con la canzone ed ha un suono grandioso…
Si, anche a me piace moltissimo, ha un forte sapore celtico… Miro è particolarmente bravo a rendere “vero” ed “autentico” il sound. Fra l’altro nel prossimo tour suoneremo quella canzone dal vivo, non la facciamo da un paio di tour ma stavolta vorremmo riproporla… è un po’ una sfida, ma sarebbe bello cercare di riprodurre quel sound, quell’atmosfera, dal vivo.
Una cosa che apprezzo dei Kamelot è la varietà di influenze che si possono udire nella vostra musica. Personalmente oltre ad hard rock e heavy metal ascolto anche molte altre cose, e quindi mi chiedevo se per te fosse lo stesso, dato che ascoltando i dischi si colgono numerose sfumature diverse…
Beh si… ascoltare solo heavy metal classico dopo un po’ mi annoia: mi piacciono anche la musica new age, celtica, araba… cercare di inserire qualche influenza nella mia musica la rende più interessante in primo luogo per me e poi spero anche per i fan…
I Kamelot sono sulle scene da ormai una decina di anni… cosa trovi che sia cambiato nell’industria discografica nell’ultima decade?
Credo che lo sconvolgimento più grande sia stato ovviamente Internet, con i downloads che hanno avuto un effetto sulle vendite… dall’altra parte Internet ha aiutato molto ad aumentare il numero di fans, di gente che conosce la band, inoltre ci sono molti posti “virtuali” dove la gente di ogni luogo può trovarsi e discutere di musica, e questo è positivo. Oggi poi ci sono molti più gruppi di una volta, e questo non è necessariamente un bene, anzi purtroppo il mercato tende a saturarsi… il guaio è che manca un po’ l’originalità, nel power metal ci sono un sacco di gruppi che praticamente sono delle copie degli Helloween…voglio dire, è di certo una grande dimostrazione dell’influenza che il gruppo ha avuto, però.. si esagera un po’!
Anche se, fortunatamente, i gruppi con delle idee nuove, al momento ad esempio mi vengono in mente i Nightwish, riescono a volte ad emergere lo stesso.
Ora siete su SPV e non più su Noise. Come mai avete deciso di cambiare etichetta, e come vi trovate con la SPV?
Finora ci troviamo alla grande, abbiamo due video in produzione e questa cosa prima non ci era mai stata possibile, il disco ha una ottima produzione e promozione… al momento siamo veramente soddisfatti della scelta.
Con la Noise le cose non è che andassero male, facevamo dei passi avanti, ma erano diciamo dei “passi da bambino”: la SPV dispone di risorse molto maggiori, e ci offre la possibilità di raggiungere molti più fans e di crescere più rapidamente. Penso che sia stata la scelta giusta.
Trovo che “Kamelot” sia un nome decisamente affascinante per un gruppo. Come nacque l’idea di questo nome?
Kamelot è in un certo senso un luogo utopico, oltre che essere ovviamente l’ambientazione dei racconti su Re Artù e i suoi cavalieri…ai tempi eravamo affascinati da quei libri, dal medioevo, dalle storie di cavalieri e avventure, e quindi il nome ci piacque molto… con il tempo poi ha anche assunto connotazioni diverse, più ampie e “filosofiche” se vogliamo…
…purtroppo mi fanno notare che il tempo stringe e mi sa che non abbiamo abbastanza tempo per approfondire l’argomento, che pure sarebbe interessante… passiamo quindi rapidamente alle ultime domande.
Parliamo di chitarra: ogni chitarrista, ad un certo punto, inizia a non essere più soddisfatto del suono “di fabbrica” della sua ascia e comincia a “smanettare” e a impelagarsi nella famigerata “ricerca infinita del suono perfetto” (risate)…qual è il tuo “suono ideale”?
Lo sto ancora cercando! (risate) Si, specialmente dal vivo…vuoi avere un bel “crunch”, però vuoi anche un bel pulito, e un distorto definito nei soli…è difficilissimo trovare un sound ben bilanciato. Ho provato un sacco di amplificatori ma… ho ancora un vecchio AMPEG VH 140, che è tuttora il mio ampli preferito… ma purtroppo è pesantissimo, ed è piuttosto complicato portarselo in tour!
Qual è la cosa che più ti esalta, nel suonare dal vivo?
Ah… ti do una risposta tipica: è la risposta del pubblico, quella sensazione unica che provi quando suoni dal vivo e la gente ti ascolta e reagisce… so che è una risposta banale, ma è davvero così!
Ok, siamo giunti alla conclusione: puoi salutare i lettori di www.heavy-metal.it come meglio preferisci. Grazie mille dell’intervista e a presto!
Grazie a te e a tutti i fan che supportano i Kamelot, ascoltate “The Black Halo” che spero vi piacerà. Suoneremo a Milano il 30 Marzo (al Rolling Stone e non più al Rainbow, ndr), con noi ci saranno Kotipelto ed Epica. Non mancate, sarà un gran bel concerto! Ciao!