A volte ci si chiede come può essere possibile che una persona possa essere al tempo stesso un produttore leggendario e riuscire a scrivere canzoni per addirittura due gruppi. La risposta è semplice ed univoca: Peter Tägtgren. Questa “persona” è al tempo stesso produttore (nei suoi Abyss Studios) ed autore dei pezzi degli Hypocrisy e dei Pain.
Per ritrovare le origini di quella macchina da guerra che risponde al nome di Hypocrisy bisogna risalire al lontano 1991 quando la Nuclear Blast decise di dare fiducia ad una persona che molti ritenevano essere un visionario e che rispondeva al nome di Tägtgren. Bisogna dire che il tempo ha dato pienamente ragione ai talent-scout dell’etichetta. Sin dai loro esordi gli Hypocrisy sono diventati un vero fenomeno musicale, anche grazie ai loro album caratterizzati da una miscela di suoni melodici ed estremi e dalla presenza di testi ispirati da fenomeni paranormali ed alieni.. La vera consacrazione della band arriva con “Abducted” ed in particolare con un pezzo che è stato incoronato come uno degli inni metal per eccellenza “Roswell 47”. Dopo la pubblicazione dell’album “The Final Chapter”, Tägtgren decide di porre fine agli Hypocrisy e di formare i Pain, gruppo dedito ad un metal di stampo Elettro/Industrial. Il 2002 definisce una nuova dimensione nel suono del gruppo: infatti “Catch 22” è influenzato da ritmiche rock e progressive ed impone anche una svolta agli stilemi classici del genere Death. Con “The Arrival” la maturazione del gruppo giunge al suo stadio terminale. Posso affermare senza ombra di dubbio che “Virus” è la creazione più matura che gli Hypocrisy abbiano mai realizzato. Quest’album mette chiaramente in mostra ciò che realmente sono gli Hypocrisy, grazie a dei brani realmente brutali come Warpath, Scrutinized, Craving For Another Killing ed infine Blooddrenched, con dei riff veramente assassini che in sede live avrebbero la potenza distruttrice di una granata al napalm. I fan che amano il lato più atmosferico e riflessivo del gruppo troveranno piena soddisfazione ascoltando Fearless, A Thousand Lied, Let The Knife Do The Talking, Incised Before I’ve Ceased, Compulsive Psychosis e Living To Die, caratterizzati da dei riff struggenti, pieni di melodia, ma comunque molto coinvolgenti.
A completare il tutto c’è il titanico lavoro svolto dall’ultimo membro arrivato nel combo, il batterista Horgh (ex Immortal), senza dimenticare i testi visionari tessuti dal geniale Tägtgren.
Per concludere si può solamente dire che questo album ha tutte le carte in regola per diventare un altro classico del genere Death estremo. “Let The Virus infect your mind!”. Lunga vita agli Hypocrisy.

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