Dopo una lunga gestazione vede finalmente la luce il come back di una delle bands più amate e al tempo stesso sottovalutate della Bay Area. Parliamo degli Heathen capitanati dal buon Lee Altus il quale, mentre contribuiva a consolidare il successo dei redivivi Exodus, resuscitava in pianta stabile la sua band originaria con una line up seminuova e dopo un silenzio durato tanti anni. Troppi, verrebbe da dire col senno di poi; chi infatti si aspettava la solita reunion di vecchi thrashers incalliti rimarrà inevitabilmente deluso, e anche quelli che si sarebbero accontentati di scampoli della vecchia classe cristallina saranno costretti a ricredersi. “Evolution Of Chaos” è un’autentica entrata a piedi uniti: gode infatti di una produzione di altissimo livello, di un sound che così poco rivoluzionario quanto invece ispirato ed attuale, perfetta simbiosi di potenza ed epicità che si piazza a metà strada fra i primi Testament e Master Of Puppets; il tutto condito da echi della NWOBHM (tre quinti della band hanno militato per un periodo negli Angel Witch, particolare da non trascurare) e da una prestazione assolutamente da incorniciare di David White dietro il microfono. Quanto basta per piazzare “Evolution Of Chaos” ai vertici di tutte le uscite targate 2010.
Che dietro il ritorno degli Heathen ci fosse qualcosa di speciale lo si era capito dalle demo che negli ultimi anni erano state date in pasto ai fan: davanti a tanto ben di Dio che trapelava di tanto in tanto dallo studio l’attesa si era fatta quasi spasmodica, ma a conti fatti mai avremmo pensato che la band di San Francisco potesse spingersi fino a questi livelli. Il risultato finale anche per un thrasher moderato come me è davvero da leccarsi i baffi, al punto tale che mi verrebbe da scomodare titoli ritenuti fondamentali per questo genere.
Davvero impossibile citare un solo pezzo: “Dying Season”, “Control By Chaos”, “Fade Away”, “Bloodkult” sono puro thrash da manuale; persino nei punti in cui sembra tirare il freno a mano (“A Hero’s Welcome”, “Red Tears Of Disgrace”) la band, oltre a creare momenti di grande intensità, conferisce la giusta varietà a un disco decisamente lungo e articolato per certi standard.
Discorso a parte meritano gli undici minuti di “No Stone Unturned” un brano composto di vari momenti (fra cui un intermezzo acustico mozzafiato) che ricordano i Metallica più ispirati.
“Evolution Of Chaos” è la dimostrazione di quanto sia possibile riprendere vecchi argomenti con parole nuove, una situazione che oltre a rendere felice i fan della prima ora, rende giustizia ad una band che probabilmente ha avuto la sfortuna di trovarsi in mezzo a tante bands altrettanto valide (diciamo pure più valide) e che dopo molti anni riesce finalmente a giocare la sua carta vincente.
A mettere il sigillo su un disco a dir poco mostruoso, ma sarebbe meglio dire la ciliegina sulla torta, ci pensa un certo Steve Di Giorgio che nella intro si cimenta addirittura in un suggestivo assolo di sitar. Poi non veniteci a dire che vi abbiamo consigliato un disco qualunque.