I Fogalord sono un progetto del tastierista Dany All, mastermind dei Synthphonia Suprema. In questo “A Legend To Believe In”, debutto discografico dei Fogalord, Dany All si disimpegna in maniera efficace anche dietro al microfono, coadiuvato da noti musicisti della scena nazionale, come il chitarrista Pier Gonella (ex Labyrinth, Necrodeath…), alcuni musicisti degli Ancient Bards e il bassista Alessandro Lotta (ex Rhapsody).
“A Legend To Believe In” è un concept album, scritto dallo stesso All, liberamente ispirato alla storia della città del musicista, Carpi (nell’Emilia).
Musicalmente ci troviamo di fronte ad un’opera solenne ed epica, in cui si mischiano i tratti del metal classico con un suono più maestoso, figlio dei già citati Rhapsody.
Dopo il classico strumentale introduttivo, il disco si apre con At The Gates Of The Silent Storm, brano in cui chitarre e tastiere si intrecciano per creare un suono epico e maestoso ma al contempo piuttosto diretto. Pezzo vincente in cui i Fogalord ci mostrano fin da subito quali sono le coordinate dell’album. The Fog Lord si mantiene più o meno sulla stessa scia benché assuma i connotati di un inno metal, grazie anche al bel coro che richiama certe atmosfere del power europeo.
The Scream Of The Thunder riporta alla mente i mid-tempo rhapsodiani, complice un incedere cadenzato che ricorda una marcia. Con la title-track si ritorna su ritmi più sostenuti senza però abbandonare la verve epica che accompagna tutto il disco.
Un efficace riff metallico apre A Day Of Fire, song dalle atmosfere più sofferte che però sfociano in un coro decisamente battagliero. Ottimo l’intermezzo strumentale e la chiusura davvero maestosa.
Introdotta da una malinconica chitarra, Our Last Nightfall è figlia diretta dei Manowar e dei Rhapsody più corali. Voci femminili e cori corposi donano un’atmosfera solenne a questa composizione.
The March Of The Grey Army, coi suoi scenari medievali, apre alla suite finale del disco: Of War And Resurrection. Composizione di oltre un quarto d’ora, è un po’ il summa di tutto l’album: parti di tastiere più melodiche si fondono con riff metallici e con una ritmica piuttosto sostenuta. Non mancano ovviamente, nell’arco dei 15 minuti di durata, cambi di tempo e di atmosfera, grazie ad inserti sinfonici, cori e parti strumentali in stile “cinematografico”, tanto care a Turilli e soci. Degna chiusura.
“A Legend To Believe In”, pur non portando nulla di particolarmente innovativo, si rivela un disco ben curato, ben prodotto e ben interpretato, che sicuramente potrà interessare a chi ama le atmosfere medieval-fantasy ivi descritte.

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