Quinto album per gli Evereve, e la band continua imperterrita il suo percorso… i tempi di “Seasons” e “Stormbirds” sono ormai lontani (ma questo lo si era gia’ capito), e il discorso musicale prosegue da dove si era fermato con il precedente “E-mania”. La musica degli Evereve rimane infatti ancora permeata dal ‘gothic’, tuttavia lo fa in maniera molto diversa da come lo faceva una volta (quando i brani erano lenti, c’era il growl e tutto era molto piu’ triste e ‘decadente’)…
Rispetto allo scorso “E-mania” l’elettronica (che caratterizzava quell’album) si e’ un tantino ridimensionata, non si puo’ pero’ dire che la band sia tornata indietro… L’elettronica e’ infatti sempre presente, seppur in maniera meno sfacciata, tuttavia la scena principale e’ riservata a dei chitarroni davvero potenti e a delle ritmiche dal sapore quasi nu-metal che pervadono il disco (per fortuna non quel nu-metal che fa innervosire, ascoltando il disco mi sono venuti in mente i grandiosi Pitchshifter, tanto per dire!!!). Si e’ fatto percio’ spazio a composizioni di breve durata con un certo ‘sapore goth’ che fa da base, ma sul quale sono poi innestate energia e melodia a profusione !!
L’opener del disco, “I’m alive”, e’ il simbolo di questa ‘ricetta’, trattasi infatti di un pezzo molto accattivante e potente, dall’incedere groove e dal ritornello killer, con dei chitarroni caldi e ruvidi (ma melodici) che si infilano dritti in testa!! Un po’ piu’ tranquilla la successiva “The more she knows”, dal ritornello sempre ‘energetico’, ma pervaso da un retrogusto un po’ triste… Una sorpresa ci e’ poi riservata dal terzo brano: e’ cantato in spagnolo !!! Non pensate pero’ ad un pezzettino di poco valore (quando ho letto il titolo io ho subito storto un po’ il naso), “Abraza la luz” e’ infatti una composizione catchy e molto riuscita (con un piacevole retrogusto alla Pitchshifter) che la lingua spagnola rende ancora piu’ accattivante!!!
Meno riusciti sono invece i brani piu’ lenti, quelli dove magari si esagera un po’ con la ruffianaggine (“Her last summer”) o dove le parti piu’ lente non sono bene amalgamate ai break massicci che fanno da intermezzo (“December wounds”). L’unica canzone di questo tipo che mi ha soddisfatto e’ la conclusiva “1951”, che molto probabilmente e’ stata piazzata al termine proprio perche’ e’ l’esperimento piu’ riuscito in questa direzione (e soprattutto suona in maniera piu’ sincera).
Rimane poi da disquisire sui pezzi piu’ elettronici… “Eat-grow-decay” e’ una ‘mazzata sonica’ dove effetti elettronici cattivissimi si uniscono a chitarroni belli pesanti, col risultato di ottenere un brano davvero energetico e potente !!! Si sente dell’elettronica anche in “Silvergod”, pezzo che piu’ di ogni altro mi ha richiamato alla mente i Pitchshifter (e questo e’ un complimento, lo ripeto !!), piu’ melodico di “Eat-grow-decay” e cesellato da una miriade di piacevoli effettini…

Insomma, tutto sommato “.enetics” e’ piuttosto gradevole, tuttavia ha un problema che gli tarpa non poco le ali… Per essere piu’ precisi: le canzoni del disco sono quasi tutte piacevoli e capaci di entrare subito nella vostra testa, tuttavia presto se ne andranno con la stessa semplicita’ con cui sono entrate. “.enetics” e’ infatti il classico album che inizialmente ascolterete per un sacco di tempo, per poi pero’ metterlo su uno scaffale a prendere polvere, e questa non e’ certo una buona garanzia per chi deve decidere un eventuale acquisto (va tuttavia detto che nel periodo iniziale questo cd e’ davvero molto godibile).
Adesso sta a voi giudicare… se volete un cd ‘easy’, dalle spruzzate gothic che servono solo a creare atmosfera e non a deprimere (tutt’altro, penso che l’aggettivo migliore per descrivere “.enetics” sia ‘energetico’!) potete buttarvici sopra a pesce, se pero’ cercate qualcosa di piu’ duraturo fareste meglio a rivolgervi altrove (e in questo caso non c’e’ neanche tanto bisogno di un ascolto preventivo, vista la tipologia dell’album) !

Sauro Bartolucci

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