I milanesi Dz Project, nati nel ’98 sotto il nome di Deshutz, dopo alcuni fisiologici assestamenti di line-up ed il conseguente cambio di monicker, danno alle stampe il loro secondo demo-cd autoprodotto, dal titolo esplicativo “The First Projection”. Questo lavoro, molto distante per stile e maturità artistica da quel “The Last Solid Experience” che ne segnò il debutto discografico, proietta la band lombarda ai confini del metal propriamente inteso: alternando soluzioni tipicamente classiche a vere e proprie digressioni in campo progressive e, nel contempo, manifestando un’innata passione per la melodia tout court, i synth e tutto ciò che rende all’avanguardia una proposta sonora così personale, i Dz Project raccolgono (e metabolizzano) astutamente l’eredità di alcuni grandi nomi della scena, personificando a proprio piacimento quei pattern strumentali che sono alla base di tutto il movimento. Una fantasia compositiva che viene esaltata dall’iniziale ed affascinante “The Astral Path Of Omniscience”, ottima song di melodic death dalle venature progressive in cui compaiono versi (tra l’altro eccelsi) eseguiti al vocoder e soluzioni che, alla lontana, rammentano un fioco e stentato paragone con gli inarrivabili Cynic. Anche la successiva “Under A Glacial Moonlight” e la strumentale “Prysma”, che chiude in bellezza il lavoro, racchiudono nel proprio grembo i prodromi di uno stile e di un percorso musicale sicuramente personale ed affascinante, frenato (per il momento) da un approccio ancora un po’ acerbo alle composizioni e da un’ (auto)produzione che, di fatto, non valorizza pienamente l’operato della band. A livello tecnico e sul piano della personalità, non c’è niente da eccepire ai Dz Project, i quali, dal canto loro, dimostrano di avere tutte le carte in regola per giocarsi il proprio futuro musicale nel migliore dei modi. Una piccola riassettata generale e, in futuro, sentiremo sicuramente parlare di questi quattro musicisti nostrani.

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