Qualche ora prima dell’esibizione al Gods Of Metal ’07, Jordan Rudess dei Dream Theater s’è più che volentieri prestato a rispondere ad alcune domande, dedicando, ad altri colleghi d’altre testate e a me, un po’ del suo tempo a bordo del tour-bus della band…ed eccone il risultato; buona lettura.

Come pianificano i Dream Theater la set-list da proporre dal vivo?
E’ Mike che organizza la scaletta, impiega sempre moltissimo tempo per farlo e lo fa davvero bene;
se prima si organizzava con molti fogli vaganti, ultimamente s’è evoluto, passando al digitale, con un pc portatile provvisto di un database, dove inserisce tutte le scalette di tutti i nostri show, un sistema intelligente per non deludere mai i fans.

Molti fans dei Dream Theater pensano che il vostro modo di suonare ed il vostro stile siano cambiati, forse anche troppo rispetto alle origini della band, c’è qualcosa che vorresti dire a proposito?
Beh, siamo un gruppo che non si sofferma due volte sullo stesso concetto, siamo un gruppo in continua evoluzione e movimento…per esempio, per l’ultimo album, abbiamo scelto un approccio più metallico e dalle tinte oscure, questo è quello che il tempo ci ha suggerito di fare, ma ciò non significa che i Theater rimarrano canalizzati in questa direzione, in quanto più andiamo avanti e più ci spingiamo verso altre sperimentazioni musicali.
Per quanto riguarda i fans che pensano che siamo cambiati troppo…non saprei, personalmente direi che una band debba evolversi…e noi ci siamo evoluti, senza perdere di vista chi sono i Dream Theater e senza quindi osare troppo; calcolando poi che ogni membro ha le sue influenze e le sue preferenze, cerchiamo di muoverci uniformemente per creare quella magia che piace ai nostri fans…quindi che dire, se siamo ancora qui è probabilmente perchè stiamo facendo bene ed il responso del pubblico è positivo.
Siamo fedeli alla nostra musica come siamo fedeli alle nostre origini, facciamo quello che ci sentiamo di fare senza cadere nello scontato o nel commerciale, cercando di dare sempre il massimo per voi e per noi stessi.

Siete qui per promuovere “Systematic Chaos”, cosa intendete quando dite che, con quest’album, vi siete “spinti oltre”?
Intendiamo che ci siamo dati al country, alla musica dei western, eccetera…no, scherzi a parte, le tracce presenti su “Systematic Chaos” sono molto differenti l’una dall’altra, ogni canzone ha un suo groove, non ci siamo soffermati su un unico obbiettivo o su uno stato d’animo particolare.
Alcune tracce sono nate dicendo quasi per scherzo “senti un pò questo riff a-la metallica!”, ma ci siamo sempre soffermati a studiare lo spirito della canzone, non solo come sarebbe suonata una volta terminata.
Spesso ci siamo ritrovati a provare tra di noi e a trovare molto interessanti degli spunti a-la Yes e a-la Gentle Giant…quello che vogliamo è creare sempre qualcosa che ci affascini, e, nel caso di “Systematic Chaos”, quello che ci affascinava erano gli aspetti pesanti ed oscuri della musica.
Come già sapete, anni fa, proponemmo in sede live i classici dei Metallica e degli Iron Maiden, quella della musica “heavy” metal è quindi una componente fondamentale per noi e questo è un po’ un nostro tributo alla musica “heavy”.

I Dream Theater sono conosciuti come una delle migliori e più importanti bands progressive al mondo, possiamo dire una delle prime ad introdurre uno stile musicale così personale, ora, “Systematic Chaos” è un altro capitolo della vostra carriera, diverso dagli altri albums ma pur sempre caratterizzato dal trademark dei DT. Cosa rappresenta per voi “Systematic Chaos”?
Bene, per noi rappresenta il livello successivo, in molti casi le case discografiche tendono ad indicare la “giusta” direzione alle proprie bands, ma per noi è diverso, noi siamo molto legati al nostro stile e al nostro passato, non ci facciamo forgiare da nessuno come invece molti altri preferiscono fare; “Systematic Chaos” rappresenta appieno l’immagine di dove i Dream Theater sono arrivati finora, ma la cosa più interessante è che (al contrario di molti altri gruppi), ascoltando i nostri albums, si scoprono sempre nuove sfaccettature ed aspetti, si percepisce che, come band, siamo stati e saremo in grado di dare sempre di più, di mostrare sempre qualcosa di nuovo, è difficile dire, ascoltando un nostro disco: “Questo è quanto, ecco quel che sanno fare”, perché non è assolutamente così. Siamo una famiglia composta da elementi i cui gusti e qualità spaziano nelle più differenti direzioni e, grazie a queste, ci spingeremo sempre oltre, con questa filosofia siamo arrivati a comporre “Systematic Chaos”.

Esiste la possibilità che siate voi, come Dream Theater, gli organizzatori di un festival? Esiste l’Ozzfest, il Blind Guardian festival…ed il vostro?
L’idea è rimbalzata qua e là, soprattutto può essere definita una vecchia trovata di Mike, ma personalmente non ne ho proprio idea, indubbiamente sarebbe interessante vedere cosa accadrebbe se s’avverasse una cosa simile, scegliere i partecipanti, etc…mah, non saprei, potrebbe accadere…un domani…forse!

Una domanda sulla copertina dell’ultimo album: ci sono delle formiche, molte formiche, tutte intente a svolgere in qualche modo un compito, possono essere interpretate come una rappresentazione metaforica della razza umana e della vita caoticamente sistematica che essa svolge quotidianamente?
Onestamente, vi devo rispondere che con quell’immagine non ho avuto niente a che fare! Non l’ho né immaginata io, né scelta! E’ stato Mike, che, essendo amico dell’autore, gli chiese, a suo tempo, se avesse avuto qualche lavoro interessante da proporgli…ed ecco qui la copertina!
Non mi piacciono neanche le formiche…anzi! Devo dire che l’immagine però è davvero interessante.

Qual è la canzone di “Systematic Chaos” più difficile da eseguire dal vivo?
Dov’è la track-list!? Mmm, oh beh, “In the Presence of Enemies Part 1 & 2”, specialmente se suonate successivamente l’una all’altra, ma non le sentirete stasera…lo faremo, lasceremo il pubblico di stucco quando lo faremo, ma non sarà stasera.

…E qual è la canzone di “Systematic Chaos” che preferisci?
La mia traccia preferita è la n.7: “The Ministry of Lost Souls”, melodica ed atmosferica…

Suonerete qualche ballad stasera?
Si, sicuramente, sarà una sorpresa!

Cosa ne pensi di Kevin Moore?
E’ indubbiamente un buon tastierista nonché un ottimo compositore, musicalmente direi che sia lui che i Dream Theater siano stati fortunati ad incontrarsi a loro tempo, in quanto Kevin è un musicista amante delle atmosfere ed quello di cui la band aveva bisogno, come ho già detto però, i Theater sono un gruppo in costante evoluzione ed hanno trovato, comunemente d’accordo con Kevin, più prolifico cercare un altro tastierista con un altro background musicale, un altro stile, etc…sicuramente rimane un bravo artista.
So che è attualmente impegnato con i Chroma Key, che, personalmente, trovo interessanti…anche se preferisco una altro tipo di “electronica”, come i Tangerne Dream per esempio, quelle sì che erano tastiere!

Stasera suonerete dopo i Blind Guardian e prima degli Heaven and Hell. Cosa ne pensi di queste due grandi bands?
Beh, non sono un grande estimatore del metal, non ho mai sentito la musica dei Blind Guardian, sono imbarazzato ad ammetterlo, ma è la verità! Calcolando invece che gli Heaven and Hell sono i Black Sabbath…che dire, tutti hanno ascoltato i Black Sabbath!

Quali sono i tuoi gusti musicali? Cosa ascolti prevalentemente?
Ascolto musica progressiva e melodica in generale, musica classica ed elettronica, ultimamente sto ascoltando del metal a dire la verità, soprattutto in macchina, alla radio, mi capita di ascoltare programmi dedicati al metal ed a volte ammetto di segnarmi dei nomi di qualche band che trovo interessante.
Mi capita quindi spesso di imbattermi in gruppi moderni e “super-heavy” con un cantato terribile (alché grugnisce rumorosamente imitando un growl!) e mi ricordo di essermi divertito ad ascoltare una traccia dei…Job For A Cowboy?…è possibile? (ri-grugnisce per ribadire il concetto). E’ stato come ascoltare un mostro che si sente male davanti ad un microfono ed ho voluto appuntarmi quel nome su un pezzo di carta!
Non è sempre così comunque, nell’ambito metal ci sono degli screamers con personalità e li apprezzo, devo dire che, in generale, nel metal esistono dei cantanti veramente bravi, ma trovo che esistano dei “cantanti” che de-umanizzano il cantato in maniera spaventosa! E’ una delle cose meno umane che io abbia mai sentito!

Qui in Italia vantiamo una lunga tradizione progressiva, sin dai ’70, come i Premiata Forneria Marconi, i Banco Del Mutuo Soccorso, etc…cosa ne pensi del movimento progressivo italiano di (oltre) 30 anni fa e delle nostre band che hanno fatto storia?
Beh, conosco unicamente i PFM, di cui possiedo un paio di LP. In ogni caso, il movimento progressivo in Italia è stato importantissimo, in quanto i musicisti stavano cercando di ampliare i propri orizzonti e di sperimentare ed innovarsi artisticamente…da lì il nome “Art-Rock”…e mi piace ancora pensare con quella mentalità, perché se penso al Progressive Rock, penso alla ricerca di creare qualcosa di nuovo e di diverso.
Ricordo anche di aver suonato dal vivo la melodia chiave di “Impressioni di Settembre” dei PFM: una mattina, un ragazzo degli Italian Dreamers, mi chiese di poter eseguire dal vivo quel motivo e così lo imparai in qualche minuto e lo suonai dal vivo dopo averlo riproposto al resto della band prima dello show!

Qual è la canzone più impegnativa da eseguire per quanto riguarda il repertorio dei Dream Theater?
”Metropolis” e “The Dance of Eternity” sono probabilmente le più complesse.

State raccogliendo o avete intenzione di raccogliere materiale che farà parte di un possibile nuovo dvd?
Non lo so…probabilmente sì, ma alla fine dell’anno, vedremo!

Quest’ultimo album suona più potente, metallico e progressivo di “Octavarium”, quali sono state le differenze nelle fasi creative tra l’uno e l’altro?
Beh la differenza si presenta quando si ha tra le mani una lunghissima traccia come “Octavarium”, per la quale ci siamo impegnati molto per creare una canzone dal sapore classico a-la Genesis; per quanto riguarda il resto…il processo creativo è il medesimo, per “Systematic Chaos” come per tutti gli altri albums, ma l’organizzazione e la direzione dei lavori è stata diversa: sempre più col passare del tempo nessuno di noi ha più avuto un ruolo “fisso”, ognuno ha sempre più contribuito alla stesura sia dei testi che delle musiche in maniera più omogenea, senza relegarsi al proprio strumento o al proprio testo, quindi questo è un ulteriore passo in avanti per quanto riguarda l’argomento.

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