Fino a qualche anno fa i gruppi italiani potevano solo sognare di poter pubblicare un quarto album, e sarebbe stato un vero peccato se la situazione non fosse cambiata perchè non avremmo potuto dilettarci con l’ascolto di questo quarto lavoro dei Domine.
Il gruppo, come sempre, rimane ancorato agli anni ottanta senza cambiare praticamente di una virgola la loro musica. Rimangono fedeli a sè stessi, rimangono fedeli quindi al cosiddetto True Metal e non vi si staccheranno mai. E sia.
La produzione risente quindi di questa scelta stilistica risultando molto grezza e sporca per ricreare quel sound ottantiano che a tanti metalhead piace. Quindi le chitarre sono il fulcro su cui si basano le canzoni di questo lavoro, come di tutti gli altri e nonostante in formazione sia presente un tastierista, il suo ruolo è molto marginale e utilizzato solo per dare maggiore enfasi alle melodie epiche ed eroiche dei brani. D’altronde i temi trattati dal gruppo sono Fantasy eroica liberamente ispirati dai libri di Moorcock, ma anche del famosissimo Howard (chi non conosce Conan il barbaro?).
L’unico appunto che posso fare riguarda il suono di batteria che non mi è piaciuto per niente, con un suono non proprio naturale.
Per quanto riguarda le canzoni non c’è proprio nulla di criticabile. Brani grintosi ed epici, sorretti da cavalcate di chitarra dal sicuro impatto, rendono veramente l’idea di un combattimento in una guerra, di una armata di cavalieri all’attacco.
Tutto questo viene ottimamente ricreato in particolare nella suite dedicata a Conan Il Barbaro di “The Aquilonia Suite – Part I” che, si presume, avrà un seguito in un prossimo album. Ma sono anche presenti momenti più delicati come nelle lenta “The Prince In The Scarlet Robe”.
I brani di maggior pregio, in un album tutto di pregio, sono sicuramente le aggressive e veloci “Battle Gods (Of The Universe)” e “Arioch, The Chaos Star”, con delle magistrali prove canore del grandissimo Morby e di bei riff di chitarra del bravo Enrico Paoli, e la cavalleresca “Icarus Ascending”, splendido il coro nel ritornello.
Può essere definito come un inno alle armi dei cavalieri “The Song Of The Swords” che precede la complessa e variegata, anche se non veloce, “The Sun Of The New Season”. Segue la più sinfonica e più aggressiva “True Believer” che precede l’ultima canzone dell’album, la ballata “The Forest Of Light” con una particolarissima ed estasiante interpretazione di Morby, quasi un bardo che canta accanto al fuoco in mezzo alla foresta.
Purtroppo l’album è terminato e mi tocca premere nuovamente play nel lettore per poter godere nuovamente delle varie sfumature della musica dei Domine, proprio come succede in un buon libro fantasy.
Consigliatissimo a tutti i “defenders”.
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